-Core
Danko Jones
Canada
Pubblicato il 22/07/2023 da Lorenzo Becciani

Dove ti trovi adesso?
Mi trovo in Finlandia. Ormai vivo qui da due anni con la mia famiglia. Abito a quattrocento kilometri a Nord di Helsinki. Praticamente sono vicino al Circolo Polare.

Senti.. Ma che “cazzo” di disco avete fatto? Sono settimane che non riesco ad ascoltare altro.
Io e Danko ormai ci conosciamo da tempo. Sappiamo bene cosa funziona dal vivo e l’aspetto più difficile sta nel non aggiungere troppo. Quando la natura grezza del pezzo rimane intatta allora è il momento di registrarlo.  Dopo ‘Power Trio’ non ci siamo posti obiettivi particolari. Le canzoni sono uscite così e basta.

In fin dei conti non avete più nulla da dimostrare.
Esatto. É un po’ come quando da piccolo ascoltavi i dischi di Ramones, Motörhead, Iron Maiden o Slayer. Sapevi già cosa ci avresti trovato dentro. Succede lo stesso con noi. Non abbiamo bisogno di cercare qualcosa di nuovo.

C’è un pezzo che ha guidato un po’ il processo?
Il primo che abbiamo completato è stato ‘Guess Who’s Back’. Trasmette una grande energia ed è perfetto per iniziare i concerti. É un pezzo molto semplice, che mi ricorda ‘Cadillac’.

Nel disco ci sono alcuni pezzi che diventeranno dei classici in breve tempo, penso proprio a ‘Guess Who’s Back’, ‘Good Time’ o ‘Get High?’, ma anche pezzi che aggiungono qualcosa di diverso. Mi vengono in mente ‘Eye For An Eye’ e ‘Shake Your City’. Vuoi parlarcene?
‘Eye For An Eye’ è un pezzo alla Misfits. Semplice e ridotto al minimo con una melodia portante che fa gran parte del lavoro. ‘Shake Your City’ è un altro pezzo che è nato nella prima parte del processo. Gli arrangiamenti li faccio tutti io e ho cambiato qualcosa riprendendo quel riff molto duro verso la fine. Credo che sia nato un interessante contrasto con i pezzi iniziali del disco e per questo l’abbiamo inserito alla fine della scaletta. 

Qual è il ruolo del basso nella musica dei Danko Jones?
Riempe molto lo spazio. Spesso è come una seconda chitarra. L’importante è dare il ritmo senza suonare troppo.

A mio avviso fa la differenza, rispetto a tante altre band..
Grazie, è bello sentirtelo dire.

Guarda.. ieri ero a Pistoia Blues e c’erano i Wolfmother. Gran concerto! Batteria sempre in tiro, chitarrista eccezionale, ma il basso era decisamente in secondo piano. 
Per noi è importante che ci sia un grande equilibrio. Danko non suona sempre e quindi il basso funziona anche come seconda chitarra e riempe i vuoti che si vengono a creare. Poi alla fine siamo una band rock n’ roll.

Possiamo considerare Eric Ratz una sorta di quarto membro?
Lo conosciamo da anni e ci troviamo molto bene con lui. Ha lavorato alle nostre prime canzoni, poi ha preso la sua strada. Dopo tanto tempo ci siamo incontrati e ci ha aiutati a lavorare con Garth Richardson. È stata una grande esperienza.

Per questo disco come vi siete comportati?
Ho completato gli arrangiamenti e ho curato personalmente la pre-produzione. A quel punto ho girato tutto a Eric perché volevamo entrare in studio ed essere già pronti. Non siamo il gruppo che ama cambiare le cose in studio. Cerchiamo di utilizzare il tempo dello studio per ottenere i suoni migliori possibili e spingere i pezzi su un livello superiore.

Ascoltate anche altre produzioni per avere delle idee?
No, ormai sappiamo quello che vogliamo. Io ho il mio Sandberg California VM4, che suono con le mie vecchie testate EBS e non ho bisogno di molto altro.

Oltre che per i vostri dischi, siete famosi per i video. Vuoi raccontarci come sono andate le riprese di ‘Good Time’?
Stavo cercando un regista che facesse al caso nostro e mi sono imbattuto nel video di Yung Lean, un rapper molto famoso in Svezia. Mi ha davvero impressionato e così abbiamo provato a contattare Philip Hovensjö. É stata sua l’idea del karaoke e le immagini si abbinano bene con l’energia del pezzo.

Anche il prossimo lo girerà lui?
No, il prossimo sarà per ‘Get High?’ e lo faremo con un nostro amico in Canada. Andremo a visitare una produzione di marijuana della British Columbia per rimanere in tema!

Hai anticipato una domanda che avrei lasciato per ultimo. C’è ancora tanta droga nel music business?
Ce n’è abbastanza. Noi facciamo questa vita da ventisette anni e abbiamo capito da tempo che se propendi per quel lato della vita non puoi trovarti bene. È impossibile lavorare e avere rapporti sociali normali. Si vede subito chi abusa di certe opportunità. Per noi l’ora del concerto è l’ora “off” di tutta la giornata. Il resto della giornata lo passiamo a lavorare, preparare il concerto, viaggiare ed organizzare le giornate successive. Devi essere molto concentrato in tutto questo e poi non siamo più dei ragazzi…

Come hai conosciuto Danko?
Siamo dei fratelli. Ci siamo conosciuti quando vivevo in Canada alla fine delle superiori. Suonavo in diversi gruppi ed all’università abbiamo fatto amicizia. Eravamo in gruppi diversi e abbiamo giurato di formare un gruppo insieme. Io dovevo andare a Cosenza quindi gli ho detto che lo avremmo formato quando sarei tornato. Siamo ancora qui dopo tutto questo tempo.

Qual è stato il momento più difficile in tutti questi anni?
Il momento più difficile è capire che ci sono sempre momenti difficili. È quello che ti fa andare avanti. Nella nostra carriera non c’è mai stato un momento in cui abbiamo detto “ce l’abbiamo fatta!”. Non c’è mai stato un grosso investimento di una major sulla band e abbiamo sempre dovuto lavorare duramente. Ancora oggi mi occupo di aspetti come il management o l’organizzazione dei voli e questo ti fa vedere le cose da una diversa prospettiva.

Personalmente vi ho visto decine di volte dal vivo. In posti enormi come all’Ankkarock Festival, in cui facemmo anche una bellissima intervista, oppure in posti più piccoli come al Rock Planet di Pinarella di Cervia. 
Fantastico! Tutti e due quei concerti sono stati incredibili. Per noi è sempre così. All’inizio dell’anno abbiamo suonato a Wembley con i The Darkness, ed era tutto esaurito! Un’atmosfera pazzesca. L’ultimo concerto invece lo abbiamo fatto in una piccola scuola in Norvegia e c’erano cinquanta persone. É sempre lo stesso show ma in condizioni diverse.

Visto che hai tirato fuori la Norvegia, ti chiedo dei Turbonegro. Sei rimasto male della scomparsa di Hank?
Come tutti del resto. I Turbonergro sono nostri amici. Abbiamo suonato insieme tante volte e ci teniamo in contatto, soprattutto con Tom. Hank era uno dei più grandi frontman in assoluto. Glielo dicevo sempre. Purtroppo aveva dei demoni che non riusciva a scacciare. La vita non è stata un bel viaggio per lui.

Quali sono i vostri prossimi piani?
A fine estate abbiamo qualche festival. ‘Electric Sounds’ uscirà a Settembre e faremo una settimana di promozione. Abbiamo delle date in Germania e Scandinavia, dove andiamo molto bene, e poi torneremo in Nord America ad Ottobre con i Mountain Head ed a Novembre saremo di nuovo in Europa e passeremo anche dall’Italia al Legend Club di Milano.

Ci sono dei posti dove vi piacerebbe suonare e non siete mai stati?
Non siamo mai stati in Colombia, Messico e Argentina. Voglio visitare i luoghi di Maradona!

Perchè un adolescente dovrebbe acquistare una copia di ‘Electric Sounds’?
Perchè le canzoni sono molto belle e perché così potrà conoscere la nostra storia e ascoltare tutta la musica che abbiamo scritto.

(parole di John Calabrese) 

Danko Jones
From Canada

Discography
I'm Alive And On Fire (2001)
Born A Lion (2002)
We Sweat Blood (2003)
Sleep Is The Enemy (2006)
Never Too Loud (2008)
Below The Belt (2010)
Rock And Roll Is Black And Blue (2012)
Fire Music (2015)
Wild Cat (2017)
A Rock Supreme (2019)
Power Trio (2021)
Electric Sounds (2023)