Ma con una foto promozionale del genere mi dite voi com’è possibile non amare i Vulture! Il loro è un omaggio allo speed-thrash degli anni ‘80 con citazioni palesi (Sodom e Kreator su tutti), passaggi ipertecnici ed altri melodici che vi costringeranno a recuperare la discografia più remota. Il loro secondo album è maturo e prodotto come si deve, dinamico quando c’è da far muovere gambe e piedi ed estremamente rigido alle regole quando si tratta di confezionare uno stacco ritmico dopo l’altro e travolgere chi si para al cospetto della band. Rispetto a ‘The Guillotine’, i Vulture hanno senza dubbio acquisito maggiore consapevolezza ed i consigli di Metal Blade, un’etichetta che di raro sbaglia in questo ambito, sono serviti per ottenere un risultato ancora maggiore. Marco Brinkmann ha aiutato i ragazzi, che da ultimo regalano una strepitosa cover di ‘Killer On The Loose’ dei Thin Lizzy, ad accendere ancora di più la fiamma del vintage e la voce di L. Steeler, che ricorda un po' quella di Cronos dei Venom, tenta di rendere epico anche il più innocuo dei ritornelli. Notevoli ‘The Garotte’ e Dewer’s Hollow’.