Sulla loro pagina Facebook leggiamo termini come “psychedelic space gaze” o “cosmic gaze from outta space” e probabilmente sarebbe sufficiente questo, più l’artwork spiritato alla Turbowolf, a chiarire di che pasta sono fatti i tedeschi. Il debutto del trio originario di Saarbrücken sorprende per la capacità di fondere Spacemen 3 e The Black Angels, giusto per citare una band del passato e una moderna, con influenze krautrock, doom e shoegaze in quantità. Un incrocio che funziona soprattutto grazie alle chitarre che si ergono possenti nel mixaggio di Berni Götz senza però mai soffocarlo. ‘Horsehead Nebula’ apre le danze e Jan Werner mette subito in evidenza il proprio talento e, anche se non siamo al cospetto di parti vocali celestiali o ipertecniche, il risultato è efficacissimo. ‘Snake Charmer’ è come suggerisce il titolo ovvero subdola, viscida e subliminale. Così pop da sembrare ancora più heavy. ‘Moss & Mint’ e ‘Time To Get Rid Of It’ possiedono un piglio live più spiccato e danno la misura delle qualità del drummer Marc Schönwald mentre la conclusiva ‘Nude-On-The-Moon Dance’ è un tuffo nella musica di fine anni ‘60 ed inizio anni ‘70 con un fervore lisergico e reminiscenze di Goat e True Widow.