Ci sono poche perplessità sul fatto che i Prodigy avessero bisogno di un full lenght di questa caratura per potersi appiccicare di nuovo le stellette di agitatori della scena elettronica sulle uniformi. Anche la stessa comunità internazionale necessitava di una scossa una volta constatate la fase discendente del dubstep e la diffusione di grandi innovatori che però non posso scatenare il medesimo clamore dal vivo a causa dell'elevato grado di sperimentazione. Adesso che i rivali storici Chemical Brothers sembrano avere tirato un po' il freno la macchina infernale costruita da Liam Howlett è pronta a ripartire con una manciata di tracce che cancella in un colpo solo 'Always Outnumbered, Never Outgunned' e 'Invaders Must Die'. Le debolezze espresse da tali album si traducono in un suono corrosivo, sporco e letale come ai bei tempi con Keith Flint che si preoccupa di mantenere costanti i livelli di violenza e morbosità. 'The Fat Of The Land' resterà probabilmente un caso isolato però la title track, 'Nasty', 'Wild Frontier' e 'Wall Of Death' sono singoli da dipendenza e l'attuale mix tra jungle, breakbeat, industrial e drum n' bass non ammette repliche. Il folle duo post punk rap Sleaford Mods, se non l'avete ancora ascoltato procuratevi 'Divide And Exit', appare nella strepitosa 'Ibiza' mentre 'Rhythm Bomb' vede la collaborazione con Flux Pavillion.”I'm not here to be sterilized” grida il frontman, il rave prosegue e stavolta conteremo i danni.