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Northside 2023 - Saturday

Questo il mio schedule personale per l'ultimo giorno di festival. Naturalmente assisterò a tanti altri show e avrò anche l'opportunità di parlare con i Prisma, duo di sorelle di Odense che sono state premiate come danish live act of the year.

14,00 BLAEST (ECHO)

15,15 ZAR PAULO (ASTRA)

17,00 PRISMA (NOVA)

18,15 FIRST AID KIT (ASTRA)

18,30 LA FLEUR (ELECTRA)

19,45 WHITE LIES (ECHO)

21,15 NXWORRIES FEAT. ANDERSON PAAK (ASTRA)

23,00 KALEO (ECHO)

Non ho dormito praticamente niente. Sono distrutto. Ieri sera i Chemical Brothers hanno dato l’ultima scossa ad una seconda giornata di festival che mi ha deluso un po’ dal punto di vista degli artisti locali, ma che invece ha dato grandi soddisfazioni1 da quello delle star internazionali. Il rap è stato centrale, ma anche il rock dei The 1975 o il big beat di Ed Simons e Tom Rowlands, che non annoia veramente mai. Quest’oggi le band danesi sono molto interessanti e farò di tutto per vedere i Blaest, suonano poco dopo l’intervista con i Prisma e quindi sarà complicato, ma anche gli Zar Paulo. 

Fa caldissimo e vedere Eskelunden vuota poco prima di pranzo mette la pelle d’oca. I complimenti allo staff che ha pulito il prato in maniera impeccabile. Non so sinceramente come abbiano fatto perché ieri sera dopo la conclusione del set dei Chemical Brothers era un macello. 

Questa l'intervista a Nikoline Skaarup, la booker di Northside Festival. 

Perché avete cambiato location due anni fa? Come è caduta la scelta su Eskelunden?
Non posso darti tutti i dettagli perché non me ne sono occupata in prima persona, ma è stata una scelta legata soprattutto al Comune di Aarhus, che ci ha dato la disponibilità della nuova area. La licenza è scaduta o qualcosa del genere e la città ha deciso di convertire il vecchio spazio in una forma diversa, quindi ci siamo dovuti spostare. Alla fine però è andato tutto bene, perché adesso siamo in un posto più grande e ci siamo potuti allargare.

Quindi il Comune vi offre un supporto importante?
Sì, assolutamente. Per la città di Aarhus il festival è estremamente importante. É un evento che porta tanti turisti nella zona, gli hotel sono pieni, i servizi ed i negozi vengono sfruttati al massimo. Negli anni Northside Festival ha contribuito a definire l’identità di Aarhus quindi c’è una grande connessione.

Parli di identità e personalmente trovo che non sia legata soltanto al programma musicale ma anche all’aspetto ambientale che è alla base dell’unicità della manifestazione.
Per noi è molto importante. É un obiettivo che ci siamo posti fin dall’inizio e che ci lega con le persone che tutti gli anni vengono al festival. Hanno a cuore l’ambiente come noi.

Sul vostro sito si trova il report di sostenibilità della scorsa edizione ed è spaventoso quello che siete riusciti a fare. L’aspetto divertente è che dichiarate di essere vicini all’obiettivo finale, quindi cosa manca ancora?
Ci sono delle persone che si occupano di tutto questo, ma credo che per loro l’obiettivo non debba essere mai raggiunto veramente. C’è sempre qualcosa da migliorare o da curare in maniera diversa e devo ammettere che non abbiamo mai avuto problemi a farlo capire sia ai volontari ed al pubblico sia agli artisti, che di solito corrono sempre ovunque e potrebbero non porci troppa attenzione. Invece è qualcosa a cui tengono tutti.

Quando cominci a pensare al programma della successiva edizione?
In realtà lo sto già facendo. É un processo continuo, senza sosta. Dobbiamo fare allineare tutto e non sono ancora sicura di quali saranno gli headliner della prossima edizione, ma ci sto lavorando.

Per scegliere gli artisti segui trend, visualizzazioni, ascolti..
Sono sincera. Quando riesci ad avere gruppi come i Muse, non contano i numeri ma conta soprattutto la reputazione dal vivo. Sarebbe brutto seguire solo le visualizzazioni, gli stream o le recensioni anche se in certi generi come l’indie rock fanno capire molto di come si sta muovendo il mercato.

Il programma anche quest’anno è una sorta di ibrido. Ci sono tanti artisti pop, rock, hip hop…
Vogliamo che sia così. Contano le vibrazioni e le performance, più che i generi. Ci sono tre palchi ed uno stage dedicato ai dj set quindi chiunque può trovare quello che più gli piace.

È più complicato fissare i concerti dei gruppi danesi o di quelli internazionali?
La logistica dei gruppi internazionali è certamente più complicata. I gruppi danesi prendono un’auto ed in tre ore sono qui da Copenhagen. Per gli artisti stranieri è più difficile. Devi fissare gli aerei, chiedere l’esclusiva, accomodare le loro richieste, trovare il giorno giusto per il concerto. E’ un processo dinamico, perché anche quest’anno abbiamo avuto una cancellazione a poche settimane dall’evento. Verso la primavera però cerchiamo di essere al completo per potere promuovere il festival nel migliore dei modi.

La scena danese secondo te sta crescendo?
Lo dicono i fatti. Tra gli artisti più ascoltati ci sono tanti danesi.

Perché dei ragazzi italiani dovrebbero venire al Northside Festival?
Prima di tutto per conoscere nuove persone, imbattersi con una cultura diversa e fare amicizia con ragazzi danesi. Poi perché qui possono ascoltare musica che non ascolteranno mai da nessuna altra parte. 
 

La prima sorpresa della giornata sono stati i Blaest. Dal punto di vista strumentale non sono niente di che - bassi grassi, un po’ di r&b, testi pop di facile consumo – ma hanno una cantante da paura. Ancora meglio gli Zar Paulo, che puntano su un post punk orecchiabile con invettive dance che piacciono alle adolescenti e un po’ anche agli adulti. La rivelazione della giornata sono state pero’ le Prisma. Le due sorelline miscelano dance, new wave e guitar pop con voci effettate alla Ladytron che funzionano alla grande. Oltre a ‘Andy’, il singolo che le ha di fatto consacrate e con cui hanno iniziato il set, hanno lasciato il segno con pezzi come ‘Bangs’ e ‘Seven Greedy Girls’ che mostrano margini di crescita notevoli. Non a caso, da totali sconosciute e senza il supporto di una label importante, sono state premiate come best danish live act of the year.  

Mentre La Fleur picchiava duro all’Electra, Johanna and Klara Söderberg ovvero le First Aid Kit hanno preso possesso dell’Astra e hanno ripagato i fan della lunga attesa. Ciò perché nel 2019 il loro show fu cancellato per non precisate questioni di salute. Il loro indie folk è molto minimale, fondato su cori ripetuti all’infinito ed atmosfere sognanti, ma i brani di ‘Palomino’ dal vivo funzionano alla grande. 

A chiudere il Northside, oltre alla stella locale Lamin, ci hanno pensato tre nomi di assoluto rilievo e tre punti di riferimento per tre generi totalmente diversi tra loro. Prima i White Lies, poi NxWorries feat. Anderson Paak e infine i Kaleo. Il gruppo post punk guidato da Harry McVeigh ha dato mostra di talento e compattezza in un Echo Stage che si è letteralmente piegato al suo volere. A chi credeva che il sabato fosse il giorno minore, i White Lies hanno dato uno sonoro schiaffone, confermando la solidità dei pezzi di ‘As I Try Not to Fall Apart’, il loro ultimo disco uscito lo scorso anno. In sede live sono piuttosto statici ma suoni, parti vocali, arrangiamenti e crescendo melodici e ritmici sono da band di prima categoria. 

Cappello di pelliccia, borchia gigante sopra il pacco, a dispetto di una certa eleganza, e tanti sorrisi per Anderson Paak, chiamato sul palco dal suo amico produttore Knowledge, lui sì che fa una bella vita, a ribadire i concetti alla base del progetto NxWorries. In attesa di un nuovo lavoro in studio, l’esordio è vecchio di sette anni, il duo ha fatto respirare aria pulita – e detto al Northside.. - ai tanti appassionati di hip hop presenti. Una produzione mainstream in tutto e per tutto, tra visuali, suoni ovattati e beat enormi, che vale quello che costa.

A chiudere la serata sono stati gli islandesi Kaleo, gruppo blues rock originario di Mosfellsbær – dove i Sigur Rós hanno costruito gli epici Sundlaugin Studios – che ormai vive da tempo negli Stati Uniti e viaggia a numeri invidiabili (‘A/B’ ha venduto un milione e mezzo di copie in tutto il mondo). Buona parte del merito va al cantante e chitarrista Jökull Júlíusson anche se l’aggiunta del chitarrista Rubin Pollock gli ha dato modo di esprimere ancora di più il proprio talento vocale. Un concerto magnifico. E pensare che qualche anno fa li ho visti suonare, per un concerto off-venues di Iceland Airwaves, in un piccolo ristorante in mezzo alle persone che cenavano. 

Di seguito trovate gli altri report:

https://m.suffissocore.com/scspecial/112/northside--intro

https://m.suffissocore.com/scspecial/113/northside--thursday

https://m.suffissocore.com/scspecial/114/northside--friday

https://m.suffissocore.com/scspecial/116/northside--the-crowd