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NUOVE FRONTIERE DEL METAL 3

Indagatori di sonorità estreme e bizzarre, ricercatori delle ritmiche più atroci e capaci di travolgere sia i vostri sensi che le vostre membra, hater del web e lettori che ci seguite con dedizione dai tempi di Dagheisha. Questo terzo speciale sulle nuove frontiere del metal è dedicato a tutti voi e anche stavolta poggia le basi sugli ascolti che più ci hanno impressionato nel delirio di uscite che hanno tentato di proporre qualcosa di innovativo ad una scena in perenne fase di transizione. Le schede che seguono desiderano essere degli inviti ad ascoltare della grande musica e non delle sentenze sul futuro di gruppi che da un momento all’altro potrebbero sciogliersi oppure ottenere successi eclatanti. 

TEN56.

La burrascosa separazione avvenuta tra il frontman Aaron Matts ed i Betraying The Martyrs ha dato vita ad una nuova realtà che dal vivo sta letteralmente spiazzando la comunità francese, grazie a performance strabordanti energia e di una precisione chirurgica. Ad essere sinceri non solo dal vivo, perché i ten56. hanno dato alle stampe due mini album nei quali il loro mix tra deathcore, nu metal e post-hardcore ha raggiunto livelli sontuosi e si è guadagnato la segnalazione da parte delle migliori risorse di musica alternativa della rete. L’evoluzione tra le due parti di ‘Downer’ è stata importante e la sensazione è che i parigini potrebbero dare alle stampe un full lenght in grado di sbaragliare la concorrenza. Nell’attesa godetevi un’aggressività primordiale in aperto contrasto con melodie facili da memorizzare e tanta elettronica. 

HERIOT

Il fatto che la redazione di Kerrang! stia pompando questi ragazzi come se rappresentassero l’unica fonte della salvezza della scena metal britannica non ha influenzato troppo il giudizio nei loro confronti, anche perché su quelle pagine spesso viene promossa anche tanta musica commerciale. A influenzarlo in maniera radicale sono state le grida forsennate di Debbie Gough, il cui sorriso pare provenire da un film thriller. ‘Profound Morality’ è un assalto ritmico apocalittico, venato di influenze hardcore e industrial, con retaggi di Converge e Nails, ma anche similitudini con realtà emerse da meno tempo quali Vexed, Pupil Slicer e Code Orange. Canzoni in grado sul serio di mietere vittime. Di tutte le band che trovate in questo speciale, gli Heriot sono quella che potenzialmente può mutare in misura maggiore quindi non fatevi trovare impreparati. 

FROSTBITT

Un passato di stampo metalcore e un debutto mixato da Buster Odenholm (Vildhjarta, Humanity’s Last Breath) hanno costituito la base per diventare una delle formazioni djent, anche se i Periphery hanno appena ribadito che non si tratta di un genere, più interessanti del Vecchio Continente. ‘MACHINE DESTROY’ è il terzo lavoro in studio, eppure per certi versi è come se fosse il primo e gode di un’urgenza compositiva rara da trovare in circolazione. La fusione di stili è continua e, tra voci paranoiche e muraglie di riff, la tecnica individuale di tutti i membri emerge in maniera palese. A fare la differenza è poi una produzione fresca, futurista, glaciale ma non per questo di plastica, capace di distinguere i norvegesi da qualsiasi realtà moderna.

WARGASM

Un ibrido clamoroso tra The Prodigy, Die Antwoord e System Of A Down che aspettava solamente il momento giusto per esplodere. Dopo aver fatto impazzire gli addetti ai lavori con un mix di generi totalmente impossibile da definire, il duo inglese ha immesso finalmente sul mercato un mini album che riflette la straordinaria esperienza che si prova assistendo ad una loro concerto. La voce della bassista e modella conosciuta come Milkie Way è talmente da psicopatica sotto acidi che pare di trovarsi sul set di un film horror, bloccati in una stanza da interrogatorio con una pistola puntata alla testa. ‘Explicit: The Mixxxtape’ è punk. ‘Explicit: The Mixxxtape’ è guerriglia pure, citando i Rage Against The Machine. É odio verso qualsiasi tipo di catalogazione. È ribellione nei confronti di una stampa specializzata inglese che in nome delle classifiche ha fatto fuori le migliori idee uscite negli ultimi vent’anni. 

SUNFALL

Una manciata di singoli e qualche concerto sono bastati agli inglesi per farsi un nome. Nu-core è un termine che non significa niente, così come non significa niente modern metal ed in questo caso significano ancora meno perché ogni traccia dei Sunfall è diversa dalle altre e nel loro crossover metal c’è veramente di tutto. Si va dal djent all’hip hop, dal deathcore al drum n’ bass, dall’industrial al nu metal di fine anni ‘90 e l’attitudine è a livelli pazzeschi. Molto ruota attorno alle parti di chitarra impazzite di Oli Welzen-James ed alle martellate sul drum kit di Ryan Wood, responsabile anche dei suoni e delle influenze elettroniche del gruppo, ma in futuro potrebbero esserci sorprese. 

BORDERS

Ormai il termine metalcore non è più definibile se non facendo riferimento a scene geografiche specifiche. Troppe infatti le differenze tra le comunità di diversi continenti e di estrazione a volte elettronica, in altri frangenti hip hop o ancora legati alla vecchia scuola del metal estremo. In tal senso gli inglesi, giunti al secondo full lenght, hanno tutto per contribuire a stilare nuove classificazioni. Nella loro testa il mix tra rap, grime, hardcore e alternative metal funziona solo se associato ad un approccio provocatorio e aggressivo e ogni singolo strumento risponde a questa caratteristica. La speranza è che release come ‘Bloom Season’ possano spingere altre band emergenti ad abbattere nuove barriere sonore nonostante la scarsa attenzione da parte delle label e le difficoltà dell'industria musicale. 

CABAL

Nonostante siano ancora molto giovani, i danesi non sono alle prime armi ma si sono comunque garantiti un posto in questo speciale con il loro ultimo full lenght. Al di là del suono imperioso e dell’utilizzo massivo di elettronica in composizioni che vanno dal deathcore al black metal, con una palese influenza dei Meshuggah nel guitar work, ‘Magno Interitus’ colpisce per lo spessore delle dinamiche e la straordinaria prova del frontman Andreas Bjulver Paarup. Il suo sguardo è quello che aveva Corey Taylor ad inizio carriera e anche l’obiettivo è il medesimo ovvero spaccare tutto in tour. Un impatto micidiale, una serie di tracce che sapranno scatenare i vostri istinti più cupi e la dimostrazione che per trovare deathcore di qualità non dobbiamo per forza cercare nel mercato statunitense oppure in quello australiano. 

VARIALS

Ormai sono tanti i gruppi di matrice hardcore che si spingono con decisione verso il metal e sperimentano con elettronica e nu metal. Nello specifico, i ragazzi di Philadelphia tentano di fondere l’aggressività degli Slipknot, con dei riff che sembrano mitragliate e atmosfere claustrofobiche e oscure nelle quali la tensione nervosa viene mantenuta a livelli inverosimili. Arrivati al traguardo del terzo album, i Varials sono riusciti a trasmettere in studio esattamente ciò che riescono a riprodurre dal vivo in termini di energia e dinamiche. Un obiettivo non semplice da raggiungere, tanto che a volte non ci riescono anche formazioni di successo. A loro favore tante collaborazioni riuscite e una serie di tracce che martellano di colpi l’ascoltatore fino ad annientarlo completamente.