-Core
Silent Skies
Svezia/USA
Pubblicato il 24/08/2023 da Lorenzo Becciani

Vorrei partire dalla fine dell’album ovvero da una delle bonus track che è la cover di ‘The Trooper’ degli Iron Maiden. Avete realizzato una versione davvero sorprendente.
Mi fa piacere che parti dalla fine perché nelle interviste fanno tutti il contrario. Il pezzo è bellissimo, ma tutti lo conoscono per le chitarre, il basso galoppante o la voce di Bruce Dickinson. Allora ho cercato di fare luce sulla melodia e sul testo, che è allo stesso tempo spettacolare e tragico. Ho fatto in modo che niente coprisse le note del pianoforte ed è stato un esercizio creativo appagante. Per fare una cover abbiamo bisogno che il pezzo trasmetta qualcosa di importante al di là della musica. Ci abbiamo cominciato a lavorare proprio ai tempi dell’invasione dell’Ucraina e quindi ci è sembrato appropriato. Più o meno la stessa cosa è avvenuta con ‘Numb’ dei Linkin Park, che abbiamo utilizzato per scaldare l'attesa nei mesi scorsi.

É un po’ come fare un remix.
Se hai un buon brano musicale, puoi vestirlo in tanti modi diversi. Puoi suonarlo in versione rock, metal o classica. Quello che conta è la melodia centrale. Il resto lo aggiungiamo con l’elettronica. Questa è diventata una parte importante dell’intero processo di ‘Dormant’. All’epoca ascoltavo tanta roba elettronica, che mi ha dato spunti per le sfumature del disco. Con ‘Dormant’ ci siamo spinti ulteriormente verso territori inesplorati, intraprendendo un viaggio la cui destinazione rimane sconosciuta anche a noi. Come i passeggeri di un treno, abbracciamo l’eccitazione e l’euforia del viaggio, assaporando l’incertezza della nostra direzione futura. La libertà di creatività è per noi una fonte vitale di energia durante il percorso di composizione e produzione della nostra musica. All'interno del disco ci sono una moltitudine di dettagli intricati, una pletora di paesaggi musicali e un'abbondanza di concetti, tutti in attesa che tu ti tuffi ed esplori le loro profondità. Ci siamo ispirati alla sensazione di risveglio di una coscienza addormentata o dimenticata.

Quanto è stato divertente realizzare questo nuovo disco?
La differenza maggiore rispetto a ‘Satellites’ e ‘Nectar’ sta nella mentalità. Adesso Silent Skies è un progetto avviato e sappiamo bene cosa vogliamo. Quando Tom mi ha contattato per la prima volta non sapevo ancora cosa sarebbe venuto fuori. Ogni album rappresenta un passo in avanti nella comprensione di noi stessi e nella conoscenza che abbiamo dell’uno e dell’altro. Ci sono cose in ‘Dormant’ che non ci saremmo mai azzardati di fare nel debutto. É cambiata la prospettiva, sono cambiati gli obiettivi, ma cerchiamo sempre di rimanere aperti a qualcosa di nuovo e interessante. La sperimentazione è alla base di tutto. Se ascolti ‘Just Above The Clouds’, con tutte quelle stratificazioni e la presenza di Raphael Weinroth-Browne, puoi capire quanto sia sia evoluto il progetto.

Avete subito delle pressioni?
No, assolutamente. L’etichetta ci ha sempre lasciati liberi di fare i nostri passi in totale calma, però vogliamo costantemente migliorarci. Siamo un po’ anticonformisti in questo ed essere aperti alle novità è l’aspetto più divertente. Pensa a Devin Towsend. Quando compri un suo disco non sai mai cosa aspettarti. In caso contrario sarebbe una delusione. Potere realizzare musica in questo modo è liberatorio. ‘Dormant’ è un album che, fin dalle prime fasi, ha caratterizzato una profonda conversazione sulla vita. Parla di equilibrio e di armonia con sé stessi e sono sicuro che in tanti potranno ritrovarsi.

Possiamo considerare ‘Churches’ una sorta di album nell’album?
É sicuramente un pezzo speciale. Rispetto al demo ho semplicemente modificato l’attacco, rendendolo un po’ più veloce. Ha delle influenze synth pop ed è perfetto come singolo perché è un pezzo dichiaratamente nuovo, ma allo stesso tempo che ha dei legami con ‘Nectar’. A volte, nella stesura di un pezzo, cambiamo un po’ tutto rispetto al basi create inizialmente. In quel caso è rimasto quasi tutto come all’origine. Sono molto orgoglioso di ‘Churches’.

Cosa volevate cambiare in termini di produzione?
Mi sono concentrato soprattutto sull’hardware. Ho usato un track modulare e un Moog. Per me rappresentano un modo completamente diverso di pensare la musica. Sono nato come pianista classico ed all’inizio non amavo collegare un controller alla tastiera. La differenza principale rispetto ai primi due lavori è che stavolta mi sono occupato direttamente io del mixaggio. Non mi fraintendere, il mixaggio mi aveva soddisfatto anche in passato, ma volevo il controllo. Ci sono così tanti dettagli nelle canzoni e ho voluto assecondare il mio istinto maniacale e curarli uno alla volta. Se presti attenzione, magari con le cuffie, non ti perdi niente. 

Ci sono novità riguardo all’aspetto live?
Ancora no. Ci sono delle idee, ma vogliamo che sia qualcosa di speciale e siamo comunque tutti e due molto impegnati. Io suonerò in Italia a breve con i Pain of Salvation per esempio. Sia per me che per Tom quella di realizzare un concerto di questi brani è diventata quasi un’ossessione, ma la distanza geografica è importante e c’è bisogno di tanta programmazione. Non scendere a compromessi diventa un sfida.

(parole di Vikram Shankar)

Silent Skies
From Svezia/USA

Discography
Satellites - 2020
Nectar - 2022
Dormant - 2023