-Core
Meanwhile Project Ltd.
Germania
Pubblicato il 22/04/2020 da Lorenzo Becciani

Perchè avete scelto di celebrare Marsiglia col titolo dell’album? Qual è il vostro legame con la città francese?
All’inizio cercavamo semplicemente il titolo di una canzone. É venuto fuori ‘Marseille’, visto che entrambi ci avevamo passato le vacanze ed eravamo rimasti stupiti dalla bellezza dell’area nei pressi della città, circondata dalle montagne e dal Mediterraneo. Una sera parlavamo delle nostre esperienze e abbiamo notato che il pezzo rifletteva bene i nostri sentimenti per Marsiglia. Quando abbiamo visto la copertina di Gilles, ci siamo resi conto che si adattava bene a quel nome, all’immagine della città. E poi ‘Marseille’ suona un po’ come ‘Marcell’..

Qual era la vostra visione quando avete formato la band?
Non avevamo una visione specifica. Suonavamo già insieme in una band alternative rock chiamata Lunatic Skydance ed era chiaro che ci fosse armonia tra noi due musicalmente. A nostro parere non è cambiato molto. Fin dall’inizio il piano era di mettere insieme le nostre influenze e produrre esattamente la musica che ci piaceva e che avremmo voluto ascoltare. Ciò ha reso molto pratico limitarci ad un duo. In questo modo siamo più flessibili nelle decisioni anche se troviamo eccitante invitare di volta in volta degli ospiti (dalla batteria al violoncello passando per la sezione di ottoni della Subway Jazz Orchestra) ed espandere in questo modo il nostro spettro in direzioni che non avremmo pensato possibili prima di allora.

Perché avete avuto bisogno di otto anni per tornare in studio e pubblicare un nuovo album?
Mmm, prossima domanda? No, è semplicemente successo. Avremmo naturalmente preferito che passasse meno tempo ma è andata così. Dopo l’uscita, solo digitale, di ‘The Judas Hole, ci siamo concentrati su piccoli concerti unplugged. Nonostante l’ottimo feedback ricevuto non abbiamo trovato nessuno che volesse pubblicarlo e quindi è rimasto tutto nelle nostre mani. Non siamo stati completamente inattivi e, oltre ai concerti, abbiamo continuato a pubblicare sulla pagina Bandcamp le cose che registravamo ovvero diversi singoli e un EP acustico. Nel frattempo, nuove idee si sono accumulate ed a quel punto, di fronte ad una montagna di nuovo materiale, non sapevamo cosa fare. Circa cinque anni fa abbiamo iniziato ad arrangiare quelle idee, ci piaceva il risultato ma sapevamo che avevano bisogno di un suono più potente. Quindi abbiamo ricominciato da capo e poi siamo stati interrotti nuovamente da vari problemi privati e familiari. Due anni fa ci siamo uniti ad una piccola comunità di altri musicisti che mandano avanti uno studio denominato Lustprinzip, nel centro di Colonia, e finalmente abbiamo avuto l’opportunità di registrare senza limiti di tempo o barriere economiche. Una cosa è venuta dopo l’altra: guest musicians, l’opportunità di collaborare con i membri della Subway Jazz Orchestra e altre opportunità che non ci saremmo mai immaginati. Dopo aver completato venti canzoni abbiamo soltanto dovuto scegliere le migliori.

Com’è il processo di songwriting? Lavorate separatamente o insieme? Questo come influisce sul risultato finale?
Di solito tutto inizia da una piccola melodia o una serie di accordi su una chitarra acustica o un piano. Io arrangio l’idea a casa e creo una sorta di bozza provvisoria della struttura. A quel punto ci troviamo in studio oppure nel piccolo club di Marcell a Colonia e continuiamo ad espanderla. Marcell contribuisce con le prime parti vocali e, se necessario, riscriviamo tutto da capo. Poi aggiungo altri elementi all’arrangiamento nel mio studio personale: basso, batteria elettronica, mellotron e qualche melodia di chitarra elettrica. Finché la struttura non è completata lavoriamo in questo modo ed in ogni caso il focus è sempre sulla canzone, anche se implica di dover ridurre all’essenziale certe idee. Vogliamo che un pezzo funzioni anche se suonato semplicemente con una chitarra acustica. Spesso non sappiamo dove andremo a parare e, al contrario di ‘The Judas Hole’, stavolta abbiamo affidato delle parti ad altri musicisti per catturare il momento. Alla fine tutto è stato registrato da capo con l’aiuto dei guest musicians, le liriche sono state ultimate e abbiamo finito un nuovo pezzo.

Avete descrito l’album come la colonna sonora di un film da vedere a tutti i costi. Che tipo di film? Siete ispirati da alcuni film in particolare?
Esattamente il film che ti viene in mente mentre ascolti l’album. La speranza è che sia diverso da quello che pensiamo noi perché questo è come funziona il cinema nella testa di ognuno di noi: ascolti qualcosa che ti ricorda momenti speciali e che crea un contesto specifico o delle immagini nella testa. In pratica, la musica evoca immagini che sono gia’ nella nostra testa. Abbiamo scritto delle canzoni come riflesso di immagini precise. Film come i vecchi western italiani, quelli di Sergio Leone con la colonna sonora di Ennio Morricone. Se il nostro lavoro fosse una colonna sonora, probabilmente lo sarebbe di un road movie, perché ci piace muoverci in diverse direzioni musicali. Naturalmente siamo ispirati dai film, siamo drogati di film.

Quali sono le vostre influenze principali? Sembrate parecchio legati al suono degli anni ‘90 di band come dEUS e Motorpsycho.
Sicuramente, le nostre radici affondano negli anni ‘90 ed in quel periodo eravamo travolti dalla varietà musicale che c’era in giro. Abbiamo assorbito tutta la musica alternative e indie di allora e come fan siamo stati a diversi festival che hanno accompagnato i nostri primi step nelle band. Oltre a dEUS e Motorpsycho aggiungerei Faith No More, Soundgarden e Pearl Jam, band post-rock come Mogwai e Mono, Calexico, Villagers ma anche Miles Davis, Pink Floyd, Black Sabbath e Yes. Per noi è importante che la musica abbia sostanza e anima.

Com’è stato lavorare con Hannes Jaeckl? Che suono avevate in mente?
È stato grandioso! Lo conosciamo da quando era il chitarrista ed il cantante degli Ampersand. Da allora, quando abbiamo bisogno di qualcuno che pulisca i nostri album dal punto di vista della tecnologia del suono e apporti gli ultimi ritocchi, pensiamo a lui. Ha un grande talento e sa bene come ottenere certi suoni. Anche con ‘The Judas Hole’ aveva fatto un eccellente lavoro e quindi lo abbiamo coinvolto di nuovo. Purtroppo non vive più a Colonia ma è tornato in Austria, quindi abbiamo dovuto andare da lui con la nostra strumentazione. Questo però ha reso il processo ancora più bello; il suo studio è nel mezzo della natura e la sua famiglia ci ha accolto nel migliore dei modi. É abile a sentire delle cose che le orecchie normali non percepiscono, ama come noi i suoni familiari o un po’ di polvere retro’ nella produzione. Lo consideriamo un amico e anche la prossima volta sarà a bordo.

Qual è stato il contributo della Subway Jazz Orchestra?
Lavorare con Janning Truman, Jens Böckamp e Stefan Karl Schmid è stato un colpo di fortuna. Essendo professionisti a tempo pieno e suonando in dozzine di big band e orchestre, non è facile averli a disposizione. Conosciamo la Subway Jazz Orchestra perché si esibisce regolamente al club di Marcell e ci siamo chiesti se sarebbero stati interessati. Abbiamo inviato loro delle bozze dei pezzi e quello che è successo è davvero incredibile. Per loro è stato spontaneo registrare delle parti jazz su quei pezzi. Quando sono arrivati in studio avevano preparato arrangiamenti completi e pagine intere di musica. Tutto si è svolto in maniera estremamente rapida con trombone, clarinetto e sassofono registrati quasi in presa diretta. Eravamo seduti a guardarli a bocca aperta. Quella con loro è stata una collaborazione totalmente non pianificata ma ha funzionato e ha spinto quei pezzi su un livello superiore. Ha avuto anche un effetto sulla copertina del disco perché il retro ricorda alcune release jazz degli anni ‘60.

Quali sono le differenze principali tra ‘The Judas Hole’ e ‘Marseille’?
Prima di tutto ci auguriamo di essere progrediti musicalmente. Prima di ‘The Judas Hole’ non pensavamo troppo alla direzione musicale da intraprendere. Scrivemmo e registrammo dei pezzi che avevamo in testa e giusto questo. Nonostante tale approccio il risultato è stato ottimo e c’era una certa connessione tra alcuni pezzi. A quel punto abbiamo guardato in quell’album e scoperto un piccolo mondo che poteva essere esplorato. Questo è uno dei motivi per cui abbiamo avuto bisogno di tanto tempo per tornare in studio. All’inizio volevamo ripartire esattamente da dove si era interrotto il discorso ma senza che fosse una mera continuazione. Era chiaro che avremmo voluto mostrare diversi stili senza apparire disorientati. Ciò ci ha spinto ad aprirci a nuove esperienze ed incorporare ottoni, violoncello, synth e anche più chitarre e cori del passato. Un processo affascinante che ci ha spinto a recuperare il vero significato dei pezzi, magari rimuovendo tutta la pelle e provandole acustiche. Allo stesso tempo ci siamo divertiti e questo è importante qualsiasi sia il tuo obiettivo. Siamo molto curiosi di come verrà il terzo album che, ci auguriamo, comporterà meno tempo di questo.

Provate adesso a recensire ‘Selina’ e ‘Idols Shaking Hands’ per i nostri lettori.
‘Selina’ è un eccellente esempio di pezzo scritto interamente al piano. In seguito sono stati aggiunti batteria e basso e lo sviluppo è stato piuttosto dinamico. Amiamo sorprendere noi stessi e ci eccita creare contrasti. Strane chitarre e piano sognante oppure una sezione ritmica che procede in direzione opposta, un basso quasi dub e le voci che guidano il resto del pezzo. ‘Selina’ combina tutti questi elementi molto bene e la storia parla di una donna molto seducente che sa esattamente ciò che vuole. ‘Idols’, al contrario, si muove in un contesto diverso: epico, prog, influenzato dagli anni ‘70. Le voci sono drammatiche e la batteria ha un sound piuttosto retro’, creato da Hannes Jaeck. Un pezzo perfetto per un film noir.

Siete coinvolti in altri progetti?
Marcell è coinvolto in numerosi progetti: l’electro-pop duo Schmackes & Pinscher, che ha pubblicato due album e sta lavorando al nuovo singolo, e un’altra band chiamata Goldwald, ancora alle prime armi. Personalmente mi trovo ogni tanto a scrivere canzoni per bambini, stando dietro ai miei due bambini, ma alla fine assomigliano troppo ai Meanwhile Project Ltd. Inoltre ci chiedono ancora dei Lunatic Skydance, inattivi da più di dieci anni. Magari ad un certo punto faremo una sorpresa ai nostri fan.

Come pensate di promuovere l’album? Siete mai stati in Italia?
Siamo passati da duo ad una vera e propria band dal vivo aggiungendo bassista, batterista e tastierista. Il release party sarebbe dovuto essere il 1 maggio, con la presenza della Subway Jazz Orchestra, ed eravamo nel mezzo delle prove e delle riprese del video di ‘Selina’, quando è iniziata l’emergenza sanitaria. Adesso dobbiamo cercare delle alternative. Per il momento abbiamo produtto dei piccoli video unplugged che pubblicheremo ad intervalli regolari su YouTube. Tutti i locali di Colonia stanno trasmettendo dei gig e magari parteciperemo anche noi. Kapitän Platte sta facendo un grande lavoro e ci supporta al meglio. Speriamo di potere suonare presto dal vivo e vedere la reazione del pubblico ai nuovi pezzi. Amiamo l’Italia e ci piacerebbe molto suonare dalle vostre parti. Ci auguriamo di farlo appena sarà finita la crisi.

(parole di Marcus Adam)

Meanwhile Project Ltd.
From Germania

Discography
The Judas Hole - 2012
Marseille - 2020