'Alla ricerca del tempo perduto' è una delle letture giovanili che più ha formato il mio istinto da scrittore quindi non ci penso nemmeno ad abbandonarlo. A volte capita di perdere il controllo ma cerco sempre di fare prevalere la ragione e credo che anche i fiorentini terranno a cuore i commenti più razionali rivolti al loro debutto. Ascoltandolo si percepisce il talento di Mattia Gonnelli e poco altro, in parte per le scelte compiute in termini di produzione che lasciano un po' indietro il resto e in parte perchè gli animi lisergici e sinistri che hanno animato le registrazioni non sono sufficienti a coprire i limiti del songwriting. In attesa che questo cresca e che il progetto assuma sembianze più mature, le visioni dei fiorentini attraggono la mia curiosità rammentandomi la fantasia di Farewell To Heart And Home e Mitici Gorgi. Agli Addio Proust! piacciono pesci e bovini, le grafiche di Francesca Sandroni e il garage rock anni novanta. In generale l'album propone un mix tra alternative e psichedelia con dissonanze ed imperfezioni collocate ad arte per rendere il risultato finale il più vicino possibile alla dimensione live. Di sicuro rimangono 'Sulla Coda Di Novembre' e 'Alieni'; una buona base di partenza per togliersi delle soddisfazioni.