Il movimento black metal transalpino è quanto mai curioso. Per certi versi ha retto con tenacia le fila della comunità underground quando dalle parti della Scandinavia i soldi sono venuti a mancare e la scena ha subito cedimenti sostanziali. Ascoltando il gruppo di Lione si ha veramente la sensazione che il tempo si sia fermato, le chitarre sono così distorte da sembra quasi stoner e la voce pare registrata in uno scantinato umido. A qualcuno non piacerà, lo sappiamo bene, mentre altri troveranno tutto questo incredibilmente attraente e, rispetto a 'Trinnt', vecchio di tre anni, i progressi sono evidenti. La batteria di JG, anche nei Plèvre, servirebbe a far capire a Dimmu Borgir o Satyricon che non fanno più black da tempo oppure ai Darkthrone che era meglio la materia putrida degli anni '90. In ogni caso i Neige Morte sanno il fatto loro e, anche se dubito che 'IIII' possa ottenere il riscontro mediatico che probabilmente meriterebbe, sono consigliabili a chi ha voglia di mandare tutti a quel paese e chiudersi nella propria stanza al buio, prima che la depressione abbia il sopravvento. Qualora decideste per un approccio rapido e indolore, allora punterei su 'Svart Hal' o 'Lamna Inga Spar'.