I francesi hanno scelto un moniker che li rende il gruppo piu’ difficile da cercare sui motori di ricerca ma il loro ibrido tra industrial rock e fascinazione gotica è cresciuto in maniera notevole. ‘No Monsters In God’s Eyes’ è il terzo atto di una trilogia che già con ‘The Ogre Inside’ e ‘The Darkest Of Human Desires’ ha saputo catturare l’interesse degli appassionati del genere e degli addetti ai lavori. Nel frattempo i Porn hanno accumulato esperienze dal vivo supportando tra gli altri Hanoi Rocks, Front Line Assembly e Murderdolls e adesso Philippe Deschemin aka Mr Strangler è pronto a declamare le sue ultime parole (“No sacrifice, no victory. My end, their agony. My end, your success. Burn the world down!”). Nel secondo capitolo il leader aveva cercato di esprimere il suo lato interiore piu’ nero, i suoi impulsi senza limiti di alcun tipo mentre in ‘No Monsters In God’s Eyes’ vive in costante bilico tra la rassegnazione, legata alla consapevolezza del suo essere, e uno sguardo al futuro, che potrebbe segnare una svolta pure in termini sonori. Dopo la collaborazione con Tom Baker, il mastering è stato curato da Brian Lucey (Depeche Mode, Marilyn Manson) e le tre parti in cui è suddivisa ‘Low Winter Hope’ danno la misura del valore dei quattro.