Un tempo il termine neo-classic era considerato quasi blasfemo. Un obbrobrio impronunciabile per chiunque si considerasse un esperto o un appassionato di musica classica e un genere privo di appeal per le nuove generazioni. Tutt’ad un tratto Ólafur Arnalds, Nils Frahm piuttosto che Nicolas Jaar e Peter Broderick hanno cominciato ad essere sulla bocca di tutti e l’etichetta neo-classic ha cominciato ad essere un modo per farsi notare e vendere qualche disco in più. La scena si è subito arricchita di ottimi musicisti ma, come spesso accade in questi casi, è stata altrettanto rapidamente invasa da album meno interessanti o comunque ripetitivi. In tal senso Luca D’Alberto va applaudito per aver saputo proporre qualcosa di estremamente nuovo e personale in un movimento artistico ancora transitorio. Non a caso ‘Endless’ è la prima uscita della neonata 7K! e quest’album rischia veramente di aprire tante porte a livello internazionale. L’arrangiatore d'archi e polistrumentista abruzzese ha saputo misurarsi con l’elettronica e uno stile più contemporaneo in maniera matura e originale lasciandosi guidare nel nuovo mondo da Martyn Heyne (The National, Nils Frahm) e Henrik Schwarz (Jazzanova, Coldplay). Fin dall’opener ‘Wait For Me’ è chiara la ricerca di nuove forme espressive e di un linguaggio facilmente comprensibile da tutti ma non per questo superficiale. Al contrario, un altro grande pregio di ‘Endless’ è quello di coniugare un’elettronica moderna e di forte impatto con un fervore espressivo senza precedenti. Le collaborazioni con Wim Wenders, Astrid Young, Mike Garson e Giorgio Albertazzi emergono nel preciso momento in cui le ultime note di ‘Blessed Messenger’ sfumano in un mirabile disegno cinematico laddove violoncello e pianoforte si rivelano il tramite per arrivare all’assoluto. Da brividi la title track e ‘Everywhere You Are’ ma citare solo alcuni episodi sarebbe limitativo. Siamo infatti al cospetto di un piccolo capolavoro che va goduto dal primo all’ultimo istante.