Lou Reed affermava di prendere droghe per essere, nell'era della tecnologia, come un uomo delle caverne. Non necessariamente fatto ma normale. Non sono a conoscenza della passione per le sostanze stupefacenti del collettivo proveniente dall'Illinois ma di sicuro non sentivo da tempo degli uomini delle caverne tanto devastanti. Fregatevene di come si compone e produce un album al giorno d'oggi, fregatevene del post metal, dei Neurosis o del fatto che l'etichetta è la Relapse Records. Quello che conta è come i presenti otto brani vi manderanno fuori di testa, vi entreranno dentro, scavando con preoccupante insistenza nella vostra psiche malata. Psichedelia, riff proto-metal, sludge efferato, stacchi più cupi di quelli di tanti devoti di Bauhaus e Sister Of Mercy e violenza, tanta di quella violenza da mettere paura per tutta la vita. Se non siete ancora convinti prendete i Russian Circles – al basso tra l'altro troviamo Colin DeKuiper - e le loro divagazioni post rock assolutamente personali e rendeteli oppressivi, quadrati, pesanti come macigni e epici fino alla pazzia più totale. Un'altra referenza sicura sono i Tool, attesi tra qualche mese con l'agognato successore di '10,000 Days', che compaiono tra le sfumature di 'Mesmerize' e 'Condition'. Il basso che sorregge 'The Widow' è qualcosa di inimmaginabile, l'ex 90 Day Men Cayce Key è un mostro dietro le pelli e Bruce Lamont, di recente protagonista con i Correction House, si esalta nelle micidiali 'Broken Teeth' e 'He Is Disease'. 'Suffer' è invece il pezzo che ricorda maggiormente il debutto 'Descent'. Forse è proprio da lì che i Bloodiest sono partiti per spingersi a livelli ancora più elevati del passato. Se prima erano una delle tante formazioni meritevoli di considerazione nell'ambiente adesso sono una realtà che non può più essere trascurata.