Ricordo di avere intervistato la prima volta Tracii Guns ai tempi di 'Killing Machine' e già da allora aveva la consuetudine di sparare a zero sulle sue vecchie esperienze e sui musicisti che lo avevano abbandonato. Vedo che non ha perso il vizio e anche l'uscita di quest'album è accompagnata da dichiarazioni discutibili sul passato e sinceramente lo trovo un peccato perché siamo di fronte ad un ottimo disco di rock senza troppi fronzoli. I Devil City Angels vedono al suo fianco il batterista Rikki Rocket dei Poison, il bassista Rudy Sarzo – Quiet Riot, Ozzy Osbourne e Whitesnake alcune band di cui ha fatto parte – ed il frontman Brandon Gibbs di Cheap Thrill e The Gibbs Brothers. Nonostante un paio di brani possano vantare un profilo da arena il resto della scaletta è perfetto per essere suonato in locali tipici del Sunset Strip come il Whisky a Go Go o il Rainbow. Quasi tutti i refrain sono facilmente memorizzabili e le influenze pop della release sono palesi con riferimenti cospicui a Cheap Trick e Aerosmith che completano il quadro generale. La rocciosa 'Numb', il funk di 'All My People' e l'omaggio ai Rolling Stones 'Boneyard' aprono il disco facendo le luce sulle qualità del chitarrista che in carriera ha venduto oltre sette milioni di copie. 'I'm Living' e 'Bad Decisions' sono altri due felici momenti di un disco che ha il pregio di non copiare quanto proposto con The League Of Gentlemen ed il difetto di presentare una ballad scontata come 'Goodbye Forever' e la cover poco riuscita di 'Back To The Drive' di Suzi Quatro.