La storia della musica è piena di live leggendari. Adesso purtroppo non ne escono più come una volta e spesso l’album dal vivo viene utilizzato per chiudere l’era di una band o togliersi dagli impicci di un contratto discografico che sta per terminare. ‘Live At The Music Hall’ è invece destinato a fare bella compagnia ad i vari ‘Made In Japan’, ‘Strangers In The Night’ e ‘Live At Leeds’. Con questo non voglio dire che la band di Matthew Houck debba essere paragonata a Deep Purple, UFO o The Who ma siamo al cospetto di una registrazione che veramente segue le regole del passato e trascina l’ascoltatore come nei suddetti classici. Nello scorso dicembre i Phosphorescent si sono esibiti alla Music Hall di Williamsburg per quattro sere e da tale evento sono state estratte quasi due ore di musica suddivisa i tre vinili. In questo modo il valore dei pezzi dell’ultimo full lenght, ‘Muchacho’, è stato esaltato ancora di più, con arrangiamenti dilatati ed il carisma dell’ex Fillup Shack che emerge in continuazione. ‘Dead Heart’ per esempio viene trasformata in un brano di Neil Young mentre ‘Ride On/Right On’ viene impreziosita dall’organo. ‘Terror In The Canyons (The Wounded Master)’, ‘Down To Go’ e ‘A Picture Of Our Torn Up Praise’ sono altri passaggi memorabilia tra citazioni di Bob Dylan, Will Oldham e Willie Nelson, elementi southern o country ed un’energia mantenuta a livelli impensabili. I due apici del live sono comunque ‘Los Angeles’ e ‘Wolves’ con i quali l’autore di ‘Song For Zula’ racchiude un po’ tutto quello che è il suo spettro artistico. Altro che indie rock da classifica. Questo è un live che brucia. Sudore ed emozioni senza fine.