Come avevo precisato nella recensione dell’album precedente, gli Hooded Menace hanno scalato in maniera prepotente le mie personali gerarchie in ambito metal finlandese ed il loro funeral doom, ricco di venature old school death e atmosfere horror, appare sempre più intrigante. Questo è dovuto a due aspetti nello specifico. Il primo è la cura con cui Harri Kuokkanen e compagni curano da sempre ogni dettaglio, dai testi alle cover, dagli arrangiamenti ad i suoni di chitarra e batteria. Il secondo è l’incapacità, insita nella natura di questi musicisti che evidentemente non si curano della fama, di scendere a compromessi. Un’attitudine che si percepisce fortissima mentre scorrono le tracce del successore di ‘Ossuarium Silhouettes Unhallowed’ – release considerata da fan e critica alla stregua dei capolavori ‘Fulfill The Curse’ e ‘Effigies Of Evil’ - e le influenze di King Diamond e Mercyful Fate – non a caso il mixaggio è stato eseguito da Andy LaRocque ai Sonic Train Studios - emergono lampanti. Alle tipiche referenze a Candlemass, Cathedral, Paradise Lost e Autopsy, gli Hooded Menace hanno infatti aggiunto un tocco luciferino, puntando su un numero superiore di up tempo ed includendo in scaletta pure una cover di ‘The Torture Never Stops’ dei W.A.S.P., dalla seconda facciata del mitico esordio del gruppo di Blackie Lawless. Il guitar work di Lasse Pyykkö e Teemu Hannonen non teme confronti e ‘Chime Diabolicus’, ‘Blood Ornaments’ e ‘Scattered Into Dark’, tutte oltre gli otto minuti di durata, mettono i brividi. È però nell’impatto globale, al di là delle singole canzoni, e nella struttura così definita che i lapponi hanno saputo superarsi ancora una volta. Da segnalare la splendida cover di Wes Benscoter (Slayer, Nile, Cattle Decapitation..), bravissimo a regalarci uno spaccato nuovo di un’immaginario formidabile, e la performance dietro le pelli di Pekka Koskelo. Inutile aggiungere che ‘The Tritonus Bell’, titolo che omaggia il tritono ovvero l’intervallo di note del Diavolo proibito a più riprese dalle istituzioni religiose nella storia della musica, per il sottoscritto ha già prenotato un posto tra le migliori release metal dell’anno.