Un secondo album che segna una seria svolta quello del progetto svedese guidato da Pia Stjärnvind aka Urskogr e che, di primo acchito, potrebbe ricordare i The Great Discord di Fia Kempe e dell’ex Ghost Aksel Holmgren. In realtà il sound dei Serpent Omega è molto più viscerale, influenzato dai rumori e dalla oscura dominazione della Natura e legato a sonorità sludge, doom e crust. L’impronta punk è soprattutto nella voce della cantante che, dopo aver registrato queste tracce con l’ex batterista, ha voluto al suo fianco il marito Peter, per molti Fast Feet Pete, che conosciamo per aver militato in gruppi straordinari come Entombed, Nifelheim, Unanimated ma anche Merciless e Vojd. Un nome ed una garanzia; non a caso la batteria è in grande evidenza ed alcuni risvolti ritmici sono da capogiro. Il missaggio è stato eseguito da Robert Pehrsson, di recente a servizio dei Dead Lord, ed il risultato è un ibrido tra d-beat e atmosfere abissali, che a molti faranno venire in mente il black. Non a caso, citando la serie televisiva Orange is the new black, si potrebbe affermare che lo sludge-doom ultimamente propone quanto di più estremo si possa trovare in circolazione e di sicuro i Serpent Omega non si tirano indietro. Hanno impiegato sette anni per riaffacciarsi sul mercato ma con tracce come ‘Land Of Darkness’ e ‘Through The Gates’ sanno imporsi in maniera originale e dal vivo le loro capacità performative renderanno ancora più letale l’offerta ritualistica. Un altro centro per l’etichetta di Bonnie Li, Louise Lemón e Shaam Larein.