Negli ultimi anni la scena australiana è balzata spesso all’onore delle cronache e formazioni come Parkway Drive, Thy Art Is Murder, Northlane o Psycroptic non hanno bisogno di alcuna presentazione. Quando però ho sentito le canzoni del quartetto di Melbourne sono sobbalzato sulla sedia. Se amate i Blood Command di ‘Cult Drugs’ non perdete altro tempo e fate subito vostra una copia di ‘Black Wash’ perché ciò che si apre e si chiude col “malocchio” è materia da perdere la testa. Nikki Brumen è la scatenata guida di una band che si fotte totalmente dei generi e passa dal punk al black metal in mezzo secondo, dal rock n’ roll spiritato al pop nel giro di un ritornello. Il riff portante di ‘Death Before Disco’ è Black Sabbath al cento per cento e nella clamorosa ‘Imitate Me’ vi sembrerà di essere al cospetto dei Blood Brothers o dei Glassjaw capitanati da una stella dei Grammy Award. Non ho ancora avuto la fortuna di vederli dal vivo e quindi posso solo ipotizzare che i pezzi di questo debutto siano una bomba anche in sede live ma di sicuro il potenziale è enorme. Il basso di Dan Bonnici emerge in ‘Blood Moon’ e ‘Year Of The Dog’ allorché ‘Holy Water’, definita dagli stessi Pagan come “dance-punk”, farà saltare per aria chi è cresciuto con il garage rock scandinavo degli anni ‘90 e conosce bene il significato del termine attitudine. ‘The Greatest Love Songs‘ potrebbe essere un singolo dei Cardigans storpiato all’inverosimile fino a farlo apparire un inno per satanisti mancati o fan dei My Chemical Romance delusi. I Mr. Bungle sono spesso sullo sfondo anche se la produzione di Mike Deslandes, attivo con High Tension e Ylva, non guarda mai al passato. Un’opera prima da paura che ci auguriamo abbia presto un seguito.