L’art pop dei norvegesi è qualcosa di totalmente inclassificabile e puro. Più diventano famosi e più si allontanano da qualsiasi stilema. Personalmente avevo già amato i primi due album ma dopo averli visti dal vivo nella stupenda cornice di Iceland Airwaves posso affermare con certezza assoluta che ci troviamo al cospetto di una della realtà indipendenti più interessanti del panorama internazionale. Nel loro caso non si tratta solo di musica perché ogni musicista contribuisce a rendere la performance artistica sotto tutti i punti di vista. Le registrazioni si sono svolte allo Studio Paradiso di Oslo, sotto la supervisione di Marcus Forsgren (Jaga Jazzist), e la title track, ‘Dorian Grays’, ‘Lines’ e ‘Shut Down’ sono l’espressione di un songwriting che non ammette alcun punto di riferimento. Le influenze jazz, pop, psichedelia, hip hop ed elettronica sono chiare ma è altrettanto chiaro l’intento da parte del collettivo di non fossilizzarsi su un solo genere ma procedere come avviene in ambito avanguardistico con grande spazio all’improvvisazione. ‘Never Was’ e ‘Bubbles’ mantengono il legame con ‘I <3 Art’ mentre nell’iniziale ‘Where Is Passion?’ Marianna S. A. Røe si chiede “Where is history… peace… love hiding?”.