Più che dalla campagna senese ed in generale dalla Toscana, sembrano provenire dalla sceneggiatura di un film di Tim Burton e cercano di mantenersi sempre in bilico tra realtà e fantasia. Nel loro caso il frutto proibito è l’arte, una musica che necessita di un’immaginario visuale potente ed evocativo per potere trasmettere il suo messaggio. Rispetto ai precedenti ‘The Crow’s Lullaby’ e ‘A Strange Carousel’ i progressi più evidenti sono a livello di artwork ed arrangiamento (‘Juliet’) e, anche se probabilmente manca ancora una produzione di carattere internazionale, ogni strumento è collocato con intelligenza nel tessuto strumentale. Pianoforte, chitarra, carillon, archi e batteria esaltano una simbologia fiabesca e refrain melodici curati, i passaggi a vuoto sono pochi e la tensione viene mantenuta elevata per quasi tutta la scaletta. ‘The Queen Of Shadows’ e ‘Childhood’ le chiavi per spalancare una porta, dietro alla quale scoprirete tanti sogni, realizzati o meno, di quando eravate piccoli.