La musica dei brasiliani, già apprezzati in occasione del precedente ‘Gehenna’, si addice alla perfezione al catalogo dell’etichetta di The Ocean, Mono e Cult Of Luna. Magari non saranno heavy come i tedeschi o cerebrali come i giapponesi oppure gli svedesi ma i Labirinto riescono a coniugare al meglio una visione post metal futuristica, un approccio strumentale-cinematico veramente sentito e una passione innata per le icone del doom. Considerato poi il bizzarro rapporto con la religione organizzata che può vantare il popolo verdeoro, ‘Divino Afflante Spiritu’ si presta anche come eccellente chiave di lettura per comprendere il momento storico-sociale che caratterizza il loro immenso paese d’origine. Il consiglio è quello di acquistare il vinile perché la scaletta è pensata per tale formato e lo stacco tra ‘Demiurge’ e ‘Vigilia’ è necessario per calarsi al massimo nelle atmosfere più lancinanti e tribali del disco. Il drumming di Lucas Melo è strepitoso per tutta la durata del lavoro e l’apice viene raggiunto con le iniziali ‘Agnus Dei’, tagliata a metà dai synth e dalle chitarre di Kiko Bueno, Erick Cruxen e Luis Naressi, e ‘ Penitência’, che si immola a livelli estremi notevoli. Da segnalare anche la presenza dell’artista crust punk Elaine Campos per un full lenght capace di spiazzare ed allo stesso tempo porsi come alternativa, pesante e concreta, alle maggiori uscite del settore.