Un’atmosfera tinta di horror surreale - a metà tra una versione malvagia di Assassin’s Creed e qualche pellicola recente come Insidious, The Conjuring o Hereditary – per il gruppo basco che sembra avere trovato un equilibrio vincente tra influenze black primordiali e dissonanze death esasperate (‘Hieroglyphic Certainty’ e ‘Chaworos Sephelln’). ‘Urn’ e ‘Cyclopean Clash’, sia per le loro caratteristiche sonore sia per la durata che per entrambe supera i sei minuti, sono il simbolo di un’evoluzione stilistica che ha sospinto gli autori di ‘Nihl’ e ‘Endinghent’ su vette qualitative invidiabili. Growl abissali e retaggi di Portal e Morbid Angel avanzano nella psiche di chi si pone all’ascolto assieme alla certezza che gli spagnoli non ammettono niente di scontato nel proprio songwriting. Avere migliorato la produzione e nello specifico l’unicità del suono di chitarra è un aspetto non trascurabile in un giudizio che va ben oltre le già discrete prove precedenti. Adesso è lecito aspettarsi un tour importante per rendersi conto anche dal vivo di quello che il misterioso quartetto sarà in grado di fare in futuro.