La stima che nutro per John Grant, come persona oltre che come artista, è tale che per quanto mi riguarda potrebbe pubblicare anche dischi di solo rumore o dissonanze (‘Lime Ricky’ e ‘Fall’ si avvicinano a quel tipo di essenzialità) e probabilmente riuscirei comunque a trovare qualcosa di interessante. In attesa del suo nuovo lavoro solista, che seguirà i capolavori ‘Pale Green Ghosts’ e ‘Grey Tickles, Black Pressure’ (‘Safe And Sound’ sa tanto di scarto di quelle sessioni), l’ex The Czars si è chiuso in studio con i Wrangler, capitanati dall’ex Cabaret Voltaire Stephen Mallinder e ha dato vita ad una manciata di canzoni in bilico tra dance, pop e electro-funk. Un album sperimentale fin dalle fondamenta, prodotto secondo le rigide regole dell’analogia che in tanti rimpiangono e che prende a calci buona parte delle uscite post punk di oggi. Un teatro dell’assurdo che fa riferimento anche allo sci-fi anni ‘70, all’estetica 8bit e dei synth muscolari che si usavano nel Regno Unito all’inizio del decennio successivo. ‘Pink Squirrel’ e ‘K Mart Johnny’ sembrano composte apposta per fissarsi in testa e demolire in partenza ogni tipologia di reazione. ‘Modern Parenting’ e ‘Endangered Species’ potrebbero essere benissimo il risultato del tentativo di evolvere quanto ottenuto dalla collaborazione con i GusGus mentre ‘Tokyo Metro’ è un delirante esempio di surrealismo applicato alla tecnologia. Qualcosa di spaventoso, di molto spaventoso..