L’incipit di questa recensione è assolutamente obbligatorio. Premetto di essere un fan sfegatato dei norvegesi e confermo di nutrire rimpianti colossali per l’abbandono di Hank Von Helvete che non potrà mai essere sostituito in modo adeguato. Detto questo il successore di ‘Sexual Harassment’, banco di prova importante per Tony Silvester aka The Duke Of Nothing rappresenta un ritorno alle origini, un album in pieno stile Turbonegro che farà commuovere i vecchi fan e lascerà interdetta la concorrenza. Se di concorrenza si può parlare visto che in questi anni pure icone del rock nordico come The Hellacopters e Backyard Babies si sono spesso piegati di fronte allo strapotere degli autori di ‘Apocalypse Dudes’. Pensare di trovarsi al cospetto di un lavoro di quello spessore sarebbe ridicolo, troppa acqua è passata sotto i ponti e nel frattempo ci ha lasciati anche Malcolm Young. Di sicuro però la ‘Rock’n’Roll Machine’ è ancora oliata alla perfezione, truccata in maniera da sfrecciare su qualsiasi circuito ed asfaltare qualunque ostacolo si ponga nel mezzo. Dopo la suite iniziale spetta a ‘Hurry Up & Die’ e ‘Fist City’ evocare il death punk degli esordi poi arriva il momento di ‘Skinhead Rock & Roll’ (pezzo che farà sobbalzare Bruce LaBruce e tutta la sua cricca di attori, modelli e ballerini gay) e ‘Hot For Nietzche’, in assoluto uno dei pezzi migliori mai scritti dalla band. La performance di Euroboy è spaventosa e pure l’ultimo arrivato, Haakon-Marius Pettersen degli Antidepressive Delivery, non se la cava affatto male ai synth. In definitiva un acquisto obbligatorio per tutti gli appassionati di rock, giubbotti in pelle, tatuaggi e filmacci osceni.