Quarta fatica su lunga distanza per il collettivo di undici elementi nato nell’Oregon e che può vantare paragoni illustri con Arcade Fire, Beirut e Bright Eyes. In realtà ‘Offerings’ si spinge su un livello superiore agli altri album che lo hanno preceduto proprio perché finalmente offre un manifesto originale e unico di una band che ha saputo disfarsi dei clichè dell’indie rock e rendere personale il proprio approccio orchestrale. Rispetto a ‘White Lighter’ vi imbatterete in arrangiamenti più maturi e coraggiosi con Kyle Morton che in fase di presentazione ha sottolineato l’importanza della memoria storica e del recupero di certi ricordi. In effetti alcune tracce potrebbero benissimo essere utilizzate come colonna sonora di un film di Christopher Nolan, da poco tornato sul grande schermo con l’eccezionale ‘Dunkirk’ ma per molti ancora il regista di ‘Memento’, ed i singoli ‘Roscharch’ e ‘Darker’ ne sono un esempio lampante. A partire da ‘Empiricist’ e ‘Remember’ però l’album svela sorprese su sorprese, evidenziando un processo di scrittura più elaborato, arrangiamenti coraggiosi e una produzione stellare, a tratti simile agli ultimi These New Puritans. ‘Chiaroscuro’ e ‘Sleep’ altri due apici di un lavoro, suddiviso in quattro movimenti (‘Floodplains’, ‘Flood’, ‘Reckoning’ e ‘Afterparty’), destinato a fare discutere e innamorare.