-Core
Erin K
USA
Pubblicato il 09/11/2023 da Lorenzo Becciani

La tua musica si è evoluta molto, a partire dalla produzione delle canzoni, quindi la prima domanda è sul suono che volevi ottenere per quest’album. Ti sei posta degli obiettivi specifici? Hai seguito qualche template in particolare?
Sono d’accordo sul fatto che la produzione si cambiata. É sicuramente diversa rispetto al passato. Devo molto ad Appino, che ha prodotto ‘Little Torch’, ma stavolta volevo un suono più vicino alla dimensione live e condiviso con gli altri membri della band. Non ho preso ispirazione da qualche disco in particolare, quanto dal suonare insieme e dal vedere come sono cambiate certe canzoni in tour. ‘Keep Her’ per esempio mi segue da tantissimi anni e non sarebbe mai stata come la puoi ascoltare su disco se non fosse stato per gli altri ragazzi. Probabilmente se fossimo rimasti in studio un’altra settimana sarebbe cambiata ancora. Quindi per rispondere alla tua domanda, adoro gli archi ed il suono potente che Appino mi aveva donato in precedenza, ma avevo bisogno di qualcosa che fosse più fedele alle vibrazioni che sento sul palco. ‘Sink To Swim’ rappresenta bene il mio stile, con il suo mix di umorismo e riferimenti autobiografici.

Ti piace perdere il controllo quando sei sul palco oppure sei in studio a registrare i tuoi pezzi? 
Adoro essere fuori controllo, ma ho fatto in modo che non succedesse. Amo esibirmi e mi sento bene quando il pubblico è felice, ma so essere anche molto ansiosa. A volte ho paura a suonare oppure provo ansia quando devo fare delle interviste come oggi. Posso arrivare a dubitare molto di me stessa e per questo mi sento come se avessi bisogno di essere controllata.

Anti-folk è sempre il termine giusto per descrivere la tua musica?
Non lo so. É iniziato tutto a Londra quando sono entrata a far parte di un gruppo di musicisti che si esibiva regolarmente. Ci supportavamo a vicenda e avevamo un suono abbastanza acerbo. Non sapevo ancora cantare o suonare la chitarra. Penso che il genere folk sia stato incentrato a lungo su una sorta di presa di posizione politica. Non penso che potrei prendere alcune posizione politica con la mia musica, anche se credo di essere sulla buona strada. Ormai sono giro da più di dieci anni e penso di aver difficoltà a rientrare completamente in qualsiasi genere. Mi piace raccontare storie.

Hai una voce davvero unica quindi in definitiva è la tua voce che definisce il tuo genere. In tempi difficili per la musica e soprattutto per il formato fisico, hai appena pubblicato uno splendido album dal titolo ‘Sink To Swim’. Quanto lavoro c’è dietro?
Tantissimo. Non è stato un processo semplice, ma mi ritengo fortunata di avere la possibilità di lavorare con persone meravigliosa. Le registrazioni si sono svolte ai Squarehead Studios di Kent e ho cercato di godermi ogni singolo momento. Adoro la cover dell’album, così come le foto promozionali. Sono molto pignola su ogni aspetto che riguarda i miei dischi.

Quindi hai scattato tutto il giorno per realizzare le foto promozionali?
No, non così tanto perché Edson Smitter, il mio fotografo, è eccezionale. Le abbiamo scattate a Miami e ha fatto tutto in poche riprese.

Il titolo è nato semplicemente dal brano di apertura o c’è altro?
Il pezzo parla della mia infanzia a Londra. Fa riferimento a tutti gli ostacoli emotivi che ho dovuto superare nei miei primi vent’anni. È un pezzo a cui sono molto legata e in assoluto il mio preferito del disco.

Ci sono altri pezzi chiave?
‘Breathe’ è probabilmente il motivo che mi è piaciuto di più registrare. Ne adoro il suono e sono molto attratta dal testo. 

Di cosa parla ‘Goodbye Song’? Hai dovuto dire addio a tante persone nella tua vita?
Alcune volte sì. Quando ho cambiato città. I membri della tua band possono essere come partner o amici intimi. Sì, ho dovuto dirlo molte volte. Ho problemi di attaccamento e dire addio non è mai semplice. Non credo che saprò mai farlo.

L’ambiente musicale non sembra certo il migliore in assoluto. Hai dei veri amici nell’industria? C’è qualcuno che ti ha deluso in carriera? 
Sia a Miami che a Berlino ci sono state molte persone che hanno rappresentato un deterrente per la produzione. Al contrario ho un sacco di sostenitori davvero fantastici ed a Londra ho trovato un gruppo di persone in cui posso identificarmi. Frequento regolarmente serate in cui si condividono i pezzi e ci esibiamo uno dopo l’altro. Queste serate hanno un valore inestimabile. E il feedback di quelle persone è importantissimo per me. Ho tanti amici versi, come il mio booking agent Paolo Mei o Kristofer Harris, il mio produttore. I membri della band sono la mia famiglia. Quando ne ho perduto qualcuno è stato straziante. La musica è qualcosa di troppo personale per non stare male.

Vuoi parlarci dei primi anni di carriera?
Non volevo fare musica. Non avevo intenzione di suonare quando mi sono diplomata al liceo artistico e non sapevo né suonare la chitarra e neppure cantare. Poi ho cominciato a scrivere musica e il momento più scoraggiante è stato quando qualcuno mi ha detto che avrei dovuto esibirmi. Ho detto di no perché non ritenevo di essere in grado di farlo. Poi ho cominciato, ho avuto delle risposte positive e ho preso coraggio. È stato come sorprendermi ogni volta di più. Le mie canzoni raccontavano storie, molte erano scherzose ed altre avevano un tono più sinistro e serio. Il mio modo di scrivere è cambiato molto da allora, ma sono dei bei ricordi.  

Come è nato il tuo rapporto con l’Italia?
Mi sono trasferita a New York e ho conosciuto Paolo di Rocketta. Ho vinto un concorso per suonare alle Olimpiadi di Londra, su un palco che avevano allestito per le persone che non seguivano lo sport. Mi ha prenotato per alcune date, con i miei amici di New York, ma non è l’unico legame con l’Italia. Mia madre aveva un forte attaccamento e tramite lei ho preso il passaporto italiano. La mia compagna di stanza di college era di Trento e ho lavorato con lei in un campo estivo. Per me è come una seconda caso e ora che il mio amico si trasferirà in Italia penso che ci passerò ancora più tempo.

Ricordo di averti vista all’ex-Cinema Aurora di Livorno e fu stupendo.
Grazie mille. Ricordo benissimo quel concerto. Per il momento ho fissato undici date nel vostro paese per promuovere ‘Sink To Swim’. Molte sono al Sud, ma sto cercando di fissare qualcosa anche a Firenze. Saranno con me  Luis Di Cicco, Ernesto Voza e Henrik Irgens.

(parole di Erin Kleh)
 

Erin K
From USA

Discography
Erin K - 2014
Little Torch - 2016
I Need Sound - 2019
Sink To Swim - 2023