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Iceland Airwaves 2018

Anche quest’anno scrivere il report del festival, in esclusiva assoluta per l’Italia, si è rivelato molto triste. Significa non solo parlare di musica ma cercare di raccogliere le ultime forze, dopo una settimana intera trascorsa dormendo al massimo due ore a notte, e convogliare tutte le emozioni in qualche frase che possa avere senso. Significa tradurre in parole immagini mai viste prima, sensazioni che solo in Islanda puoi provare, rapporti umani, passione, gioia e stanchezza. Significa confrontarsi con altri giornalisti o artisti con cui hai discusso di musica fino a tarda notte. Significa soprattutto fare i conti con quello che hai realmente dentro e buttare fuori di getto tutto ciò che sei stato costretto a nascondere per troppo tempo. Parlare di rivelazione potrebbe assumere caratteri ironici considerato che la presente era la ventesima edizione di Iceland Airwaves ma vi assicuro che lo è per chiunque prenoti un volo e scenda all’aeroporto di Keflavík. Non vedrete mai nulla del genere in nessun altro festival al mondo. Solo qui si respira un senso di profonda libertà ad ogni passo nei pressi del porto o di Hallgrímskirkja. Qualcuno potrebbe spaventarsi per il clima rigido ma quando vi troverete al cospetto del lago ghiacciato a fianco della Reykíavik City Hall oppure dell’Aurora Boreale, comparsa come per magia sopra Fríkirkjan poco prima del set acustico di Ásgeir, il vostro corpo non avrà più bisogno di Lopapeysa, guanti e giacca a vento. Il mio arrivo in città sotto questo punto di vista non è stato certo dei più semplici. Il volo ha subito un leggero ritardo a causa di una fitta nevicata. Poco dopo essermi accreditato ho avuto il piacere di intervistare Heiðrik á Heygum che si trova all’interno dell’Harpa e quando siamo usciti, alle sette circa di sera, dal cielo più scuro che mi sia mai capitato di scorgere in vita mia cadevano pezzi di ghiaccio e faceva meno undici. Eppure il freddo passa in secondo piano o addirittura scompare. Ci sono molte ragioni per le quali chiunque di voi dovrebbe aspettare con ansia il prossimo mese di Novembre, preparare la valigia e partire per la Terra del Fuoco e del Ghiaccio alla ricerca di nuove, eccitanti e alquanto promiscue, sensazioni sonore. La prima è che non esiste un altro festival come Iceland Airwaves. In altri eventi il centro cittadino viene utilizzato come spazio per concerti però non troverete nulla di questo tipo nemmeno volando negli Stati Uniti. Teatri, cinema, chiese, bar, pub, caffetterie, sale da tè, ostelli adibiti in studi radiofonici, hall di hotel e di istituti bancari, biblioteche, addirittura negozi di abbigliamento vengono trasformati per l’occasione in venue estremamente curate o all'opposto essenziali nelle quali ascoltare musica straordinaria. Spalancare le porte di una casa di cura e trovarsi al cospetto di un’artista del calibro di Sóleye rimanere incantati dalla sua voce, dalla sua immagine minimale eppure forte, dal suo superbo approccio compositivo, è qualcosa di molto difficile da descrivere a parole. La seconda ragione coincide con una varietà della proposta che lascia esterefatti. Passeggiando per le splendide Laugavegur, Bankastræti e Austurstræti potreste infatti imbattervi in esibizioni di genere metal, jazz, pop, punk o indie, di musica classica e di elettronica. Vi potrà accadere di perdere la testa per qualcuno ad un live set rilassato e tranquillo e, lasciato trascorrere qualche giorno, dichiarare il proprio amore verso quella persona dopo aver ballato come pazzi in un dancefloor al limite dei termini di sicurezza. Potrete legarvi per sempre a qualcun altro, alle lucide vetrate dell’Harpa, dalle quali si vede davvero il futuro, o rimpiangere casa, moglie e figlio, ma sognare di potere tornare in qualsiasi momento. Emozioni turbolente, virali, lividi che si ammassano sulla pelle e che accompagnano lo scorrere di un programma da brividi. La terza ragione, per alcuni versi la più importante, riguarda proprio le persone che si incontrano al festival. Per buona parte di mentalità aperta, desiderose di conoscere tutto senza porsi alcun limite di genere, immagine o sessualità con conseguente grande attenzione da parte dell'organizzazione nella scelta delle band da includere nel programma. Il cambio di proprietà aveva messo in allarme migliaia di fan in tutto il mondo ma tale allarme è stato totalmente ingiustificato. L’impressione è che il nuovo team stia facendo di tutto per riportare il festival alle origini e concedere il maggiore spazio possibile alla scena locale. E ciò, visto che si tratta di una delle scene musicali più vive del pianeta, non può che essere positivo. Il numero delle off-venue è calato ma senza conseguenze importanti sul programma e, di fatto, il mio schedule si è rivelato ancora più folle degli anni precedenti. Il festival è focalizzato quasi esclusivamente sulle performance e le band straniere non vengono mai invitate ad esibirsi più di una volta. Questo spinge ogni singolo musicista a dare il massimo, rende imperdibile ciascun evento, anche il più piccolo ed in apparenza trascurabile, e dà la possibilità, per chi non deve correre in continuazione come il sottoscritto, di camminare con calma, godersi la città in tutte le sue sfumature e scoprire artisti incredibili in teatri, musei e location improvvisate. Non solo, dopo avere promosso la Keychange Foundation, quest’anno Iceland Airwaves ha potuto vantare un bill totalmente gender-balanced. Un messaggio diretto a chi ancora considera in maniera superficiale o omofobica il ruolo di donne, gay e lesbiche nell’industria musicale. La risposta, coi fatti, che si può offrire qualcosa di differente al pubblico senza cadere nell’ipocrisia o avvalersi dei soliti discorsi di facciata che non portano a nulla. Ogni anno gli amici del Social Travelers Group di Facebook, sempre più numeroso e accogliente, mi chiedono quale sia stato il mio concerto preferito o l’esibizione indimenticabile. Sinceramente faccio fatica a rispondere. Un po' perché ho assistito a decine di concerti strepitosi e un po' perché la mia mente al momento è incapace di cancellare anche il minimo ricordo e selezionare i migliori. Se proprio dovessi scegliere direi Fufanu e Hatari per come sono riusciti a far saltare per aria il Gamla Bío ma sarebbe una risposta approssimativa e odio le risposte approssimative. Approfitto dello spazio per salutare tutte le persone che hanno condiviso con me questi momenti speciali. Prima di tutto Sinem, in un modo o nell’altro sei sempre con me e faccio fatica a pensare di stare così tanto tempo senza rivederti. In secondo luogo Carmel e Søren che non hanno potuto essere presenti ma che mi hanno supportato da lontano con il loro amore e la loro amicizia. Mentre scrivo questo report, Alvia starà già postando qualche nuovo video che potrebbe mettermi nei guai e, nella sua totale imprevedibilità e dolcezza, rimane una delle artiste più dotate e sexy del momento. Il suo flow fa tremare le gambe ed il suo sguardo ti conquista. In maniera irreparabile. Torno a casa con uno scettro di plastica rosa sul quale si erge un cuore che emana luci di colore diverso e credo non ci sia bisogno di aggiungere altro. Un’altra conoscenza inattesa e magnifica è stata quella di Sóley che ha di colpo acceso la serata del Venerdì, quando le bevande energetiche non facevano più effetto, e difficilmente uscirà dalla mia memoria nel breve periodo. Un abbraccio va poi a Tony che si è sobbarcato il peso di promuovere il meeting del gruppo al Dillon, una delle migliori off-venue di questa edizione, ed è sempre così preciso e organizzato, al contrario di me che sono un disastro. Un commento a parte lo meritano pure Sophie e Erica. La prima perché non ho mai incontrato una ragazza anglosassone così bella e il suo entusiasmo è contagioso. La seconda perché finalmente mi sono imbattuto in una appassionata di musica più pazza di me. Non cambiare mai e porta avanti i tuoi obiettivi perché hai del talento. Vorrei salutare anche tutte le persone che ho conosciuto per la prima volta durante questa settimana così come tutti i musicisti che si sono fermati a salutarmi, con cui ho condiviso un paio di party, sui quali sarà meglio non fornire troppi dettagli, o che ho intervistato. La lista sarebbe troppo lunga e sicuramente noiosa ma nessuno di loro verrà dimenticato. Nelle pagine seguenti troverete un report dedicato ad ognuna delle giornate del festival tramite le quali capirete lo schedule insano che ho dovuto affrontare ma pure quanto il divertimento e la fame di musica possano avere la meglio sul sonno, la stanchezza e la mancanza di cibo. Nei prossimi giorni invece leggerete tutte le interviste che ho potuto realizzare a pochi gradi, davanti distese di neve o un caffè bollente servito da qualche cameriera invitante, nel backstage o in studi di registrazione. Una lente di ingrandimento su ogni singolo aspetto di una comunità culturale fantastica che tutti gli anni invita sul proprio territorio migliaia di anime provenienti da ogni parte del globo.

Ai seguenti link trovate i report di tutte le giornate del festival:

Wednesday Nov 7h - http://www.suffissocore.com/portal/special?id=62

Thursday Nov 8th - http://www.suffissocore.com/portal/special?id=63

Friday Nov 9th - http://www.suffissocore.com/portal/special?id=64

Saturday Nov 10th - http://www.suffissocore.com/portal/special?id=65