-Core
Northside 2018

So bene che scrivere questo report sarà molto triste e non perché non mi sia divertito. Al contrario la mia prima esperienza al Northside di Aahrus è stata fantastica e, proprio in conseguenza a ciò, l’idea di tornare in Italia e imbattermi di nuovo in festival organizzati alla meno peggio, senza spazi decenti per la stampa e con la più totale incuranza nei confronti del pubblico non è proprio il massimo. So bene che sarà così perché sono venticinque anni che scrivo di musica e tutte le volte che sono stato all’estero e ho partecipato a manifestazioni open air di grande richiamo l’accoglienza è stata strepitosa, l’attenzione per pubblico, artisti e giornalisti al limite del maniacale e l’ambiente generale assolutamente familiare nonostante afflussi da capogiro. Aahrus è la seconda città danese dopo la capitale, una città universitaria con oltre 40.000 studenti che la rendono viva e ricca di sorprese ma soprattutto è sede del conservatorio di musica ritmica e di una concert hall che ogni anno viene visitata da 700.000 persone. Per intenderci quelle che da noi sarebbero sufficienti per decretare un numero uno in classifica. Oltre alla parte vecchia, ai magnifici esempi dell’architettura di Arne Jacobsen ed alla cattedrale che domina la via dei negozi, Stroget, ogni turista dovrebbe visitare lo splendido Aros ovvero il Museo di Arte Contemporanea, caratterizzato da una skyline denominata “Rainbow Panorama” e nel quale ho avuto modo di scoprire l’arte di James Rosenquist. Nelle sue opere di grande vastità, sia materiale che intellettuale, c’è molto della pop art americana, quella che un po' tutti conosciamo, ma anche un tocco personale che la rende unica e veramente interessante. Niente meglio che imbattersi in ‘Painting as immersion’ prima di affrontare una tre-giorni estenuante nel parco di Ådalen. Il primo aspetto che ti colpisce del Northside è l’assenza di parcheggi auto. Avete capito bene nessuna macchina. Al festival, poco più di quindici minuti a piedi dal centro storico, si accede in bicicletta o tramite gli autobus. Il fattore ecologico era evidente anche all’interno dell’arena con trucioli disposti per non sciupare il prato nei posti di maggiore passaggio e costruzioni in legno, veri e propri villaggi, per gli spazi ricreativi, i giochi dei bambini, il merchandising e le strutture dedicate al cibo ed alle bevande. Tre palchi, due enormi (Blue e Green) e uno un po' più piccolo (Red), una quantità spaventosa di persone e nemmeno una fila, né per riempire lo stomaco e né per andare in bagno. Un tuffo nel verde. Il secondo aspetto che ti lascia esterefatto riguarda la cultura danese. Amano divertirsi come noi ma in giro per le strade, anche di notte, non verrai importunato da nessuno e anche all'interno del festival non si sono verificati problemi. E vi assicuro che di security non ce n'era molta, in rapporto al numero di persone, tanto che i palchi venivano presidiati per buona parte da volontari. Un ambiente che invece di “sopportare” la musica, la supporta. Un ambiente dove si può fare arte, per giovani e adulti, senza dovere scendere a compromessi con la tecnologia e la maleducazione.

Di seguito i report delle tre giornate ed i ringraziamenti di rito:

THURSDAY JUNE 7TH - http://www.suffissocore.com/portal/special?id=57

FRIDAY JUNE 8TH - http://www.suffissocore.com/portal/special?id=58

SATURDAY JUNE 9TH - http://www.suffissocore.com/portal/special?id=59

CONCLUSIONI - http://www.suffissocore.com/portal/special?id=60