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Iceland Airwaves 2017 - Friday Nov 3

La seconda serata ad Akureyri ha visto come protagonisti Emiliana Torrini & The Colorist, Vök, JFDR, Aron Can, Emmsjé Gauti, Glowie e GKR. Un bel programma che probabilmente verrà ribadito anche il prossimo anno con l’intento di portare turisti e appassionati di musica anche fuori dalle consuete location. Il viaggio da Reykjavík ad Akureyri non è di poco conto ma la parte Nord Est dell’Islanda merita tantissimo, di conseguenza se non ci siete mai stati e volete esplorarla, ascoltare buona musica la sera rappresenta sempre una bella scusa. Per chi scrive forse le due versioni del festival non andrebbero organizzate in parallelo ma bensì una dopo l’altra e magari con artisti differenti in maniera da spingere ad allungare la permanenza degli ospiti di qualche giorno. Chi è rimasto nella capitale ha potuto godersi una mattinata splendida ma molto fredda; il sottoscritto l’ha trascorsa allo Stofan tra del buon caffè bollente e un’intervista e l’altra. L’elegante hall dell'Alda Hotel, al 66 di Laugavegur, si è riempita presto nel pomeriggio del venerdì visto l’arrivo delle maggiori stelle della scena hip hop locale. Insieme alla bellissima Katri, finlandese dagli occhi che fanno male, ho potuto seguire le elettrizzanti esibizioni di Joipe X Kroli, Aron Can e Úlfur Úlfur. Nonostante l’età più avanzata, questi ultimi hanno dominato in lungo e in largo con singoli come ‘100,000’, ‘Brennum Allt’ e ‘Bróðir’ che non necessitano più di presentazioni. L’atteso successore di ‘Tvær Plánetur’ è da poco disponibile sulle piattaforme digitali e attende una distribuzione fisica massiva. Tra un rap e l’altro le tedesche Gurr hanno trasportato il loro garage rock al Loft mentre le RuGl hanno confermato quanto di buono espresso l’anno scorso nell’accogliente spazio del Bar Ananas. A metà pomeriggio in tanti hanno dovuto compiere una scelta ovvero trasferirsi in massa al Bryggian Brugghus, dove i Mammút hanno regalato magia in polvere con i pezzi di ‘Kinder Versions’, o rimanere nei pressi dell’Harpa in attesa di Gordi e Àsgeir. Il sottoscritto, incurante di fatica e fame, non solo ha pensato bene di fare tutte e due le cose ma infilarci pure i Tófa al Kaffibarinn e Alvia Islandia, come avrei potuto altrimenti, al Solon Bistro. In quest’ultimo caso ho potuto percepire ancora di più la grandezza di questa ragazza dagli occhi grandi e dal corpo da sballo che sa scatenare una festa anche tra piccole mura, strani fumi e luci abbassate. Vedere così tanti musicisti al suo show è la riprova di quanto la scena islandese sia collaborativa e, anche se prima o poi le caramelle finiranno, ci sarà sempre bisogno di GumGumClan. Potere accedere alla prestigiosa Eldborg (dove l’anno passato avevo potuto godere in tutta la sua pienezza della voce di Björk) significava tradire le Amiina e il Bíó Paradís, cinema dove ho potuto comunque seguire la premiere di ‘Island Songs’ in compagnia di Ólafur Arnalds e la presentazione del progetto Keychange di cui vi ho parlato a parte; me ne sono fatto una ragione ma intervistare Guðmundur Vignir Karlsson al Mengi la mattina, è bastato per capire quanto studio ci sia dietro ad un gruppo di questo tipo. Bramo dalla voglia di vedere i brani di ‘Fantômas’ dal vivo e rimedierò presto. Sulla performance di Àsgeir c’è poco da dire se non che l’autore di ‘In The Silence’ è ormai una superstar di livello assoluto, il suo show è studiato nei particolari e gli effetti luce sono tra i più avvincenti che abbia mai visto. Una serie di colonne led in apparenza essenziali ma sulle quali succede un po' di tutto e che permettono ai testi in islandese, scelta in omaggio alla propria patria dopo quasi due anni in tour all’estero, di raggiungere una connessione ancora maggiore col pubblico. Uno degli highlight di Iceland Airwaves, sia per la suggestiva location che non delude mai e sia per il talento spropositato di questo ragazzo che con ‘Afterglow’ ha risposto presente dopo tre anni di assenza dai negozi. La serata è proseguita al Reykavík Art Museum con Sturla Atlas, Sigrid e gli FM Belfast, tutto esaurito ad un’ora dall’inizio del concerto, chiamati a far saltare per aria la città e alimentare le energie per arrivare fino alle quattro del mattino con la musica industriale dei Trptych al Hressingarskallin. Mi dicono che gli Arab Strap abbiano fatto bene al Gamla Bíó. L’amore e l’incapacità di spezzarmi in due mi hanno impedito di vederli ma sia di loro che di Mura Masa si legge bene nei report locali. La chiusura degli Hey Elbow all’Iðno è stata clamorosa e non solo perché i ragazzi originari di Malmö hanno la stoffa per primeggiare e le atmosfere sognanti e spettrali trasmesse dalle canzoni nella dimensione live funzionano ancora di più che su album. A breve riceverò il nuovo materiale e vi saprò dire sulla loro evoluzione. 

- parole di Lorenzo Becciani -

Saturday Nov 4 - http://www.suffissocore.com/portal/special?id=54