-Core
Lord Of The Lost
Germania
Pubblicato il 14/07/2021 da Lorenzo Becciani

Prima di tutto congratulazioni per il nuovo album che è davvero notevole. Come sta procedendo la promozione?
Molto bene. Stiamo ricevendo solo recensioni positive fino a questo momento e non abbiamo mai fatto così tante interviste. Siamo davvero soddisfatti di come stanno andando le cose ma un paio di mesi fa, quando abbiamo ascoltato il lavoro completo, eravamo consapevoli del suo valore.

Sei nella band da circa quattro anni ma immagino che sia cambiato molto dai tempi di ‘Thornstar’..
Da quando sono nella band è stato un continuo crescendo. In realtà conoscevo i Lord Of The Lost fin dal 2011 e mi ero proposto come turnista. Poi nel 2014 mi era capitato di collaborare con Chris Harms perché aveva seguito la produzione dei lavori di Stahlmann e Erdling. A quel punto ci siamo sentiti molto spesso e in un’occasione mi ha chiesto se avesse potuto contare su di me in caso di bisogno. Io ho risposto affermativamente e così quando si è liberato il posto di batterista per il tour mi ha chiamato. All’inizio non sapevo se sarei rimasto nella band anche successivamente ma posso dirti che dopo un paio di prove ci speravo veramente. Ricordo che a dieci minuti dal primo show ho saputo che ci sarebbe stata una intro e ho chiesto a Chris cosa avrei dovuto fare. Lui mi ha risposto di divertirmi e così è stato. Avevo dovuto preparare l’intera setlist in nove giorni e non avevamo potuto provare insieme a causa del G20 di Amburgo. Grazie a ‘Thornstar’ l’attenzione mediatica è cresciuta e abbiamo ricevuto richieste per tanti concerti. Quando ho partecipato alla scrittura della prima canzone, insieme al resto dei ragazzi, ho capito che non era più solo un lavoro ma qualcosa che avrei voluto fare per sempre. 

Sei stato più coinvolto nel songwriting di ‘Judas’?
Assolutamente sì. Ai tempi di ‘Thornstar’ ero solo un musicista pagato e nel 2017, quando erano andati una settimana in Spagna per completare il materiale, non avevo potuto raggiungerli. Stavolta è stato tutto diverso. Siamo una band ed alla fine di Giugno dello scorso anno ci siamo ritrovati per completare l’album. Volevamo andare una settimana in Finlandia ma a causa dell’emergenza sanitaria non è stato possibile, così ci siamo trovati ai Chameleon Studios di Amburgo e nel giro di qualche giorno abbiamo scritto tantissimo materiale. 

Come ti trovi a lavorare con Chris?
A volte accoglie le mie idee ed in altri casi invece le rigetta. Mi piace il suo modo di fare perché è molto diretto e ti spiega sempre le cose. È un grande professionista sotto tutti gli aspetti e soprattutto un amico. 

Com’è stata la transizione tra i due lavori?
A Febbraio di due anni fa, Chris ci ha girato a tutti un messaggio di prima mattina. Si era appena alzato e aveva sognato il nuovo album. Sapeva già che si sarebbe intitolato ‘Judas’ e che sarebbe stato profondo, oscuro e moderno. A livello sonoro il cambiamento più importante è stato dovuto ad un effetto di chitarra che si chiama Plasma. Quel pedale ci ha permesso di ottenere un suono sintetico ma brutale e quindi lo abbiamo scelto per la base di tutto il disco. Ne abbiamo ordinati altri e non lo abbiamo usato solo per le chitarre. Oltre che da Chris, l’intero processo è stato seguito da Bengt Jaeschke e Benjamin Lawrenz. 

Il concept dell’album era già pronto prima di scrivere le canzoni?
Sì, abbiamo ricercato molto sul personaggio di Giuda. Sia su Google che tramite un pastore di Amburgo che ci ha dato la possibilità di consultare documenti ecclesiastici originali di diverse epoche. Ciò ci ha permesso di affrontare l’argomento sotto diverse prospettive e rendere tutto molto più interessante.

Qual è la traccia chiave?
E’ difficile scegliere solo una traccia visto che si tratta di un doppio album ma ‘The Gospel Of Judas’ è sicuramente una traccia speciale e descrive un po’ tutto il concept. 

Dal punto di vista tecnico qual è stata la più difficile da registrare?
Direi nessuna perché sono tutte piuttosto tranquille. Niente di super heavy o veloce. É più una questione di feeling e groove. 

Non sarà facile trasportare così tanto materiale dal vivo. Come pensate di fare per le scalette?
Di volta in volta cercheremo di selezionare le canzoni migliori. 
 
Su Wikipedia siete etichettati come industrial, gothic, alternative metal o semplicemente rock…
Ogni album è diverso dagli altri e ci hanno appiccicato addosso tante etichette. Alla fine il nostro è un ibrido tra dark rock e metal. 

Quali sono i vostri piani per i prossimi mesi?
Al momento abbiamo posticipato alcune date da headliner in Germania e anche i festival stanno facendo più o meno tutti lo stesso. Non abbiamo potuto esibirci al M’era Luna e ci è dispiaciuto molto. Il prossimo anno suoneremo di supporto per gli Iron Maiden e quella sarà sicuramente un’esperienza memorabile.
 
Qual è l’album dei Lord Of The Lost su cui non hai suonato che ti piace di più?
Direi ‘Empyrean’ perché contiene delle canzoni che adoro suonare dal vivo. É potente ma anche molto melodico.  

Qual è la tua band preferita?
I Nightwish! Purtroppo non ho potuto assistere all’evento streaming perché ero impegnato ma spero che esca presto in Blu-ray. 

E invece il tuo batterista preferito?
Mike Portnoy dei Dream Theater e Simon Phillips dei Toto. 

(parole di Niklas Kahl)

 
 

Lord Of The Lost
From Germania

Discography
2010: Fears
2011: Antagony
2012: Die Tomorrow
2014: From The Flame Into The Fire
2016: Empyrean
2018: Thornstar
2021: Judas
2022: Blood & Glitter