-Core
Fear Factory
USA
Pubblicato il 30/06/2021 da Lorenzo Becciani

In una serata piuttosto calda di aprile ho avuto la possibilità di intervistare Dino Cazares e parlare quasi più di pallacanestro che del nuovo album dei Fear Factory o dei problemi con Burton C. Bell. Come avvenuto già in passato, sia nella prima era della band che nello scorso decennio, il chitarrista di origini messicane si è dimostrato l’esatto di contrario della persona arrivista e dispotica che è stata dipinta in questi anni, non solo dall’ex frontman che comunque appare su ‘Aggression Continuum’. Dino si è presentato con una maglietta nera con l’hashtag #countonkobe in bella evidenza e appena gliel’ho fatto notare, abbiamo iniziato a parlare del mestiere di coach, della stagione dei Lakers e dei paralleli tra l’ambiente dello sport e quello musicale.

Sai che Kobe Bryant ha vissuto due anni a Pistoia e quasi otto in Italia. 
Sì, lo so bene. Parlava benissimo italiano e anche spagnolo e giapponese.  

Pensa che quando suo padre militava nella Maltinti Pistoia, ho avuto la fortuna di conoscerlo e giocarci insieme. Era già forte a undici anni e si capiva che sarebbe diventato un giocatore di pallacanestro, ma nulla lasciava pensare che sarebbe arrivato a certi livelli.
É stato un leader oltre che un vero campione. Mio padre ha giocato a baseball come professionista e poi in seguito ha fatto l’allenatore. Da lui ho imparato cosa significa avere una leadership, sacrificarsi, viaggiare in continuazione ed allenarsi tutti i giorni per conquistare un obiettivo. Alla fine lo sport non è molto differente dalla musica. Cerco sempre di descrivere una band come un team ed a volte è necessario cambiare qualche membro per trovare delle persone migliori. 

Quali obiettivi ti eri posto prima di iniziare il processo di ‘Aggression Continuum’? 
Il messaggio di ‘Aggression Continuum’ è quello di andare avanti. È un disco nello stile dei Fear Factory ed è nato nel periodo più difficile della band. Dal 2016 al 2020 abbiamo vissuto dei momenti terribili tra bancarotte, divorzi e sospensione dell’attività live. Il testo di ‘Recode’, la prima traccia del disco, è molto esplicativo in tal senso:

The world we know has suffered from the system we once knew
Our values were twisted and defiled by the machine
But resistance is growing stronger
We will fight for our future
Humanity depends on us
Do not let our enemy prevail
If you are listening to this, you are the resistance
Imagine your life taken from you
Imagine your life
Now all you see is changing you
Now open your eyes
Open your eyes

È stato il disco più difficile della vostra carriera?
No, ‘Demanufacture’ è stato in assoluto il disco più difficile dei Fear Factory. Avevamo pagato 60,000 dollari per uno studio di Chicago per poi renderci conto che era terribile e che non avremmo potuto registrare lì. Non ci resero i soldi e quindi dovemmo trovarne un altro a New York con pochissimo budget a disposizione. Ci furono problemi col produttore che venne cambiato e poi tornammo a Los Angeles per mixarlo. 
 
In termini sonori cosa volevate ottenere?
‘Aggression Continuum’ ha tutto per diventare un classico della discografia della band. Ha un suono heavy, riff killer, chorus robotici e melodie che si fissano in testa. Rispetto a ‘The Industrialist’, che era stato registrato con la drum machine, la novità più importante è rappresentata dalle parti di batteria di Mike Heller. Rhys Fulber si è occupato del programming mentre il mixaggio è stato effettuato da Andy Sneap. Visto che il materiale è stato quasi interamente composto nel 2017, l’obiettivo era di migliorare quel suono e portarlo a livelli più elevati insistendo soprattutto sui contrasti tra voci heavy e melodiche. Un po’ come era successo in passato con ‘Soul Of A New Machine’ e ‘Mechanize’. 

Avete usato delle vecchie idee?
No, il materiale è quasi interamente risalente al periodo tra la fine del 2016 e la prima metà del 2017. Non usato vecchi idee ma, quando mi sono trovato fermo su qualche pezzo, sono andato a riascoltarmi certe soluzioni del passato. La musica a volte è matematica ed in altri frangenti invece non lo è. Capire questo significa arrangiare un pezzo. 

Avete da poco pubblicato il videoclip di ‘Disruptor’. Lo considerate il pezzo chiave dell’album?
È sicuramente un grande singolo ma se dovessi individuare un pezzo chiave allora direi ‘Aggression Continuum’. Non è un caso che l’album abbia preso il titolo da questo pezzo in cui c’è veramente tutto quello che sono i Fear Factory. Inoltre adoro il testo perché trasmette un messaggio molto positivo. Un altro pezzo in cui crediamo molto è ‘Purity’ che sarà il terzo singolo. Il chorus è veramente incredibile. 

Quando pensate di annunciare il nuovo cantante?
Non è il momento. Adesso siamo concentrati sulla promozione di questo disco. Farlo uscire è stata un’odissea quindi desideriamo fortemente che tutti i nostri fan lo ascoltino e lo giudichino come successo con gli altri dischi. Non vediamo l’ora di potere tornare a suonare dal vivo e quando saremo in grado di annunciare un tour consistente faremo il nome del nuovo cantante. 

Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi?
Dovrebbe arrivare presto un disco degli Asesino, a cui stiamo lavorando da un po’. Po abbiamo in mente di rimasterizzare ‘Demanufacture’ in vinile con l’aggiunta di sei pezzi dal vivo e registrare da capo ‘The Industrialist’ con Mike Heller. 

Cosa c’è di puro nel music business?
Solo la consapevolezza che prima o poi ti faranno fuori! A parte le battute, la creatività è ancora una gioia per me. Altrimenti non farei questo lavoro. 

Quando suonaste a Bologna con i Manhole di supporto nel tour di ‘Demanufacture’ pensavi che sareste arrivati tanto lontano?
Assolutamente no. Ero convinto del nostro lavoro, che i sacrifici ci avrebbero portato lontano, ma non pensavo così tanto. Nella copertina di ‘Aggression Continuum’ vedi una gigantesca X robotica. È il simbolo del decimo lavoro in studio. Un traguardo enorme per qualunque band. 

La scaletta si chiude con ‘End Of Line’. Hai mai pensato alla fine della band?
No, per niente! ‘End Of Line’ riprende certe atmosfere di ‘Fear Is The Mindkiller’. 

Grazie mille per la tua disponibilità. 
Grazie a te. E ricordati che stasera Anthony Davis torna in campo!

Devo confessarti però che sono un grande appassionato dei Boston Celtics!
Addio Lorenzo.. 
 
(parole di Dino Cazares) 

Fear Factory
From USA

Discography
Soul Of A New Machine (1992)
Demanufacture (1995)
Obsolete (1998)
Digimortal (2001)
Concrete (2002)
Archetype (2004)
Transgression (2005)
Mechanize (2010)
The Industrialist (2012)
Genexus (2015)
Aggression Continuum (2021)