-Core
Sacrobosco
Italia
Pubblicato il 24/05/2021 da Lorenzo Becciani

Mi ha colpito molto l’unicità della produzione del disco. Quanto c’è di sperimentazione e quanto c’è di pianificazione?
Un po’ entrambe le cose. Da qualche anno a questa parte registro nel mio studio e quindi ho imparato a conoscere bene gli strumenti che ho a disposizione. Mi muovo su un territorio che conosco bene e la sperimentazione è la parte più divertente del processo. Di solito i pezzi nascono in modo minimale e poi mi inoltro in spazi diversi, da un particolare si costruisce il tutto però cerco sempre di aggiungere meno elementi possibili. Sono come uno scultore che deve togliere materia per arrivare alla forma. Inoltre non so mai esattamente dove finirò e non ho mai un’idea precisa del pezzo finito. A volte ho impiegato anche sei mesi per completare un pezzo. 

Nel tuo caso si parla di sculture moderne o neoclassiche?
Direi postmoderne. La musica di Sacrobosco arriva dopo un percorso personale che mi ha visto suonare diversi generi. Conosco bene il mondo del basso, della chitarra, dei synth e delle drum machine. Anche in questo senso è possibile parlare di decostruzione.  
 
Come sei arrivato a Sacrobosco partendo dai tuoi progetti precedenti?
Prima c’è stato il progetto Torakiki, dal 2013 al 2017, ed in quel caso ho avuto il primo approccio all’elettronica. Ero comunque ancora legato alla musica suonata ed è stato un crescendo continuo finché l’elettronica non è diventata il mio interessa principale. Per me è un modo di esprimere la mia idea di ritmicità, non mi piacciono i linguaggi troppo localizzati e poi così ho una libertà di espressione totale e senza preconcetti. Torakiki è stato poi messo in pausa per esigenze personali e l’emergenza sanitaria mi ha aiutato a concentrarmi su questo nuovo progetto a cui tengo molto. Con Cadori avevo già usato l’elettronica per accompagnare canzoni prive di ritornelli o comunque di elementi melodici. I brani di ‘Both Sides Of The Sky’ sono nati nella primavera del 2020 mentre quelli precedenti sono finiti sugli EP. 

Il titolo ‘Both Sides Of The Sky’ significa che vuoi rimanere in bilico tra il linguaggio sonoro attuale e quello del passato? 
Effettivamente c’è un tenersi in bilico perché appartengo anche a quell’altro mondo. Questo vale però anche per la vita di tutti i giorni. Il titolo dell’album mi è venuto in mente scattando una fotografia vicino a Bologna. Ero a fare un giro con un’amica e ci siamo imbattuti in questo laghetto che rifletteva il cielo sopra. Un gioco illusorio molto bello che mi è tornato in mente quando ho ritrovato la foto. Mi ha ispirato il fatto che ogni parte dell’immagine contenga l’altra. La copertina invece è stata realizzata a partire da una foto scattata dalla mia ragazza nelle Azzorre.

Come è nato il rapporto con Justin Bennett, che oltre ad aver collaborato con Peter Murphy, Skinny Puppy e Dish Is Nein era il leader dei Professional Murder Music…
Mi fa piacere che ti ricordi dei Professional Murder Music. Ho conosciuto Justin tramite i Torakiki perché si è occupato del mixaggio e della revision di ‘Avesom’. Da quel momento è nato un bellissimo rapporto. Gli ho consegnato i mix del disco in uno stadio al settanta per cento e insieme a lui abbiamo regolato le dinamiche perché i pezzi suonassero meglio. Il suo approccio è molto analogico e mi piace molto. 

Da che tipo di elettronica sei partito?
In passato ascoltavo Amon Tobin e Aphex Twin ma la svolta è arrivata con alcuni pezzi dei Boards Of Canada. In seguito poi mi sono appassionato a Four Tet e Burial. 

Quali pezzi pensi che siano più trasportabili dal vivo? 
In questo momento sto preparando la seconda data al Freak Out di Bologna, dove ho già suonato e mi sono trovato molto bene. Anche al Klang di Roma è stata una bella esperienza. ‘Nightingale’ è sicuramente molto adatto ma pensi che tutti i pezzi abbiano un cuore che si presti bene alla dimensione dal vivo. 

(parole di Giacomo Giunchedi) 
 
 
 

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Discography
Both Sides Of The Sky - 2021