-Core
Hannah Aldridge
USA
Pubblicato il 06/08/2020 da Lorenzo Becciani

In questo momento la tua vita è più sul bianco o sul nero?
Ahahaha.. bella domanda.. diciamo che tra l’emergenza sanitaria e le continue proteste sociali che stanno caratterizzando gli Stati Uniti, stiamo vivendo un periodo davvero caotico. É impossibile viaggiare e questo mi pesa moltissimo perché adoro stare in tour e visitare luoghi che non conosco. Fa bene alla mia testa e quindi spero di potere tornare presto in tour. Per il momento sto facendo qualche intervista e leggendo delle novelle di Shakespeare.

Partiamo dagli inizi della tua carriera. Nel 2014 hai pubblicato ‘Razor Wire’, che ha visto la collaborazione tra gli altri con Jason Isbell..
Ho dei bellissimi ricordi di quel periodo ma è stata anche una brutta situazione da affrontare. In pratica avevo un disco già pronto che, per problemi con l’editore, non è potuto uscire. Quando ho capito che l’album era bloccato, ho dovuto riscriverlo da capo e non è stato certo facile. Una situazione molto stressante che però è stata ripagata dalle registrazione di ‘Razor Wire’. Delle sessioni in cui ho potuto suonare con musicisti incredibili. Adesso che è passato un po’ di tempo, so cosa usare per la mia voce e soprattutto so cosa aspettarmi in termini sonori. Allora invece non lo sapevo e quindi era tutto più eccitante e spaventoso.

Dopo tre anni è uscito ‘Gold Rush’, che a mio parere è l’album che ha sancito la tua identità sonora e ti ha presentata al mondo intero.
È così! ‘Gold Rush’ è un disco rock e pubblicarlo me è stata una scelta azzardata, visto che ero considerata un’artista di americana. Ho voluto circondarmi di persone che non appartenessero al genere e lavorare con Alan Parker e Jordan Dean è stato mitico. Un album che ha rappresentato una svolta per me.

Pensi che collaborerai ancora con Alan Parker?
Al momento ho registrato del materiale per un sette pollici. L’ho completato a Los Angeles durante il lockdown. Sono delle canzoni più dark e rock e non so ancora quando verranno pubblicate. Per quanto riguarda invece il prossimo album parlerò di sicuro con Alan e Jordan.

Perchè hai deciso di pubblicare un live album proprio adesso?
Quando ero nel mezzo del tour mi sono trovata in un periodo in cui cercavo un’etichetta, stavo riflettendo su quale direzione compositiva prendere e sull’eventuale produzione che avrei voluto per il nuovo materiale. Allora ho pensato che fosse il momento giusto per pubblicare qualcosa che non aveva bisogno di niente. Siamo solo io, la mia band e il pubblico.

E’ stato difficile selezionare le tracce?
No, perché molte di esse sono state scelte a seconda delle collaborazioni. Quando ho avuto la certezza di potere contare sui Black Feathers ho pensato ad un pezzo che potesse adattarsi a loro e alla fine ho scelto ‘Save Yourself’. La collaborazione con Robbie Cavanagh invece è stata molto più complicata. Vive a Manchester e non ce l’ha fatta ad essere a Londra per il soundcheck. Quindi quando è salito sul palco non avevamo provato nemmeno una volta il pezzo. Ero terrorizzata e invece è andata alla grande. Alla fine quasi piangevo.

In poche parole descrivi quanto è speciale ‘Burning Down Birmingham’?
É molto speciale! Con il passare degli anni è diventata la canzone con cui la gente mi individua. Il pubblico la canta insieme a me ed è la preferita di tanti fan.

Southern Gothic è un termine che fa pensare più agli horror di Rob Zombie che al country o all’americana.
Adoro i film di Rob Zombie e sono felice che l’hai nominato! Il sette pollici a cui sto lavorando ha coinvolto un musicista metal che è appassionato di horror italiani. Southern gothic definisce anche un genere letterario e per me è molto doomy.

Come componi di solito?
Le canzoni nascono al pianoforte o alla chitarra. Ogni canzone deve funzionare con la chitarra acustica nella mia stanza da letto.

Il contatto con Icons Creating Evil Art invece come è nato?
Mi trovavo in Svezia in tour e parlavo con il booking agent. Stavo cercando qualcosa di diverso per i miei show e, pensando di espandere il mio pubblico, ho visitato il loro workspace e mi sono subito innamorata.

Tra l’altro è un’etichetta che punta molto sulle figure femminili. Quali sono le tue artiste preferite?
Te ne dico una del passato e una più recente: Bonnie Raitt e e Patty Griffin.

 

 

Hannah Aldridge
From USA

Discography
Razor Wire – 2014
Gold Rush - 2017