-Core
Andrew Pekler
Germania
Pubblicato il 12/10/2019 da Lorenzo Becciani

Il tuo sembra più l’approccio di uno scultore che di un musicista. Come lo descriveresti? Il tuo approccio è il risultato di diversi input?
Suppongo che la similitudine con l’arte contemporanea derivi dal fatto che la mia musica è spesso connessa ad idee e forme narrative che vanno fuori dalla normale sfera musicale. Quella con la scultura è una bella analogia perché è legata alla fusione di forma e contenuto. In effetti gli input sono molti. Ho passato la maggior parte del tempo pensando a quali input ignorate e così sono rimasto con una sola idea progettuale coerente.

Qual è l’album che mostra al meglio la tua identità sonora?
La mia identità è relativamente fluida e quindi direi che ogni album è più o meno rappresentativo. Il nuovo album è senza dubbio il più aderente al mio pensiero come artista.

Su Wikipedia vieni inserito in categorie come electronic dance e avantgarde jazz. Trovi che questi due generi sia presenti in maniera massiva nelle tue canzoni?
Solo in maniera astratta e remota. La lezione in questo caso è piuttosto chiara ovvero non considerare Wikipedia, o almeno non considerarla come fonte primaria.

Hai inaugurato la tua discografia con ‘Station To Station’, una chiara referenza a David Bowie. Quali sono i tuoi ricordi più belli di tali sessioni?
É stato il primo album che ho scritto interamente al computer. In passato avevo lavorato con due registratori a nastro da quattro e otto tracce. Passai molte ore sperimentando le possibilità di manipolare digitalmente l’audio.

Cosa desideravate cambiare o migliorare dopo ‘Tristes Tropiques’?
In realtà niente. Quell’album è un’esatta fotografia di ciò che volevo realizzare nel 2015-2016.

L’album è stato promosso con una mappa interattiva sviluppata secondo le teorie dell’antropologa Stefanie Kiwi Menrath. Qual è la connessione tra questi due mondi in apparenza distanti?
L’album contiene musica che in origine era stata scritta per un progetto online che solo in seguito ha avuto lo sviluppo in un disco. La connessione è diretta: la mappa è stata sviluppata con lo scopo di rendere accessibile il fenomeno storico e antropologico delle isole fantasma, isole che negli anni sono state segnalate e documentate sulle mappe e sugli atlanti di geografia senza che ne venisse mai provata l’esistenza. In un senso più allargato, l’idea del progetto era quella di mostrare quanto la verità sia in realtà contingente e dipendente da alcune implicite o esplicite autorità. La musica è stata sviluppata come un layer, accanto alla mappa e ai testi esplicativi sul sito, in modo da amplificare nella mente del visitatore la coscienza della plausibilità dell'esistenza di queste isole. La musica è stata composta per funzionare come un'indagine etnomusicologica, che mostra gli elementi sonori condivisi tra i suoni delle isole fantasma stesse ma anche, in modo cruciale, fare uso delle ipotesi dell'ascoltatore o della conoscenza della musica dalle diverse regioni del mondo al quale si supponeva che le isole appartenessero. L’album è l’estensione o l’elaborazione di un numero di frammenti musicali che ho scritto per la mappa online.

Nessun parallelo con ‘Tomorrow, In A Year’ dei The Knife, che era centrato sugli studi di Darwin?
No.

Ci sono possibilità di rivedere i Bergheim 34?
È molto improbabile.

Perché Berlino è meglio della Russia e della California?
È difficile fare paragoni perché ho passato diverse parti della mia vita in tali luoghi. L’infanzia in Russia, l’adolescenza in California e l’età adulta a Berlino. Una delle cose più belle di Berlino è il fatto che la campagna è veramente vicina alla città. Appena posso cerco di trascorrerci del tempo.

 

Andrew Pekler
From Germania

Discography
Station To Station 2002
Nocturnes, False Dawns & Breakdowns 2004
Strings + Feedback 2005
Cue 2007
Entanglements In The Orthopedic Sensorium ? 2011
Cover Version 2012
Holiday For Sampler 2013
The Prepaid Piano & Replayed 2014
Tristes Tropiques 2016
Sounds From Phantom Islands 2019