-Core
Kaos India
Italia
Pubblicato il 25/07/2019 da Lorenzo Becciani

Prima di tutto presentate la band sottolineando quelli che sono stati i passaggi fondamentali in carriera fino adesso..
Iniziato nel 2012, anno in cui esce il primo EP composto da cinque brani con titolo omonimo al nome del gruppo; nel 2014 esce The Distance Between primo full length del gruppo, un album per noi importante ma sicuramente di passaggio, in cui ancora siamo alla ricerca di un'amalgama che definisca la nostra identità; nel 2015 esce un altro EP dal titolo Stay di cui tendenzialmente parliamo poco perché parte dei brani saranno poi contenuti nel lavoro successivo. L'ultimo, la bestia, uscito a febbraio di quest'anno è il nostro lavoro più importante. Wave, primo lavoro con un produttore, Pietro Foresti e con distribuzione Universal Music Italia.

Come avete scelto di chiamarvi in questo modo?
Kaos deriva dalla nostra visione di gruppo musicale, un gruppo di amici con il quale affrontare, vivere e godere del caos proprio di questo mondo. India è il nome di un ostello a New Orleans in cui il cantate si soggiorno per un periodo durante un suo lungo girovagare nei Stati Uniti. Le cose a quel punto del viaggio iniziarono a girargli bene e decise di chiamare così la band per buon auspicio.

Quali sono le vostre influenze principali?
Le principali influenze che ci hanno guidato durante la composizione sono quelle di Kings Of Leon, Arctic Monkeys, Stereophonics, Oasis, Catfish And The Bottlemen,  The 1975.

Perché ‘Wave’?
Ci sono periodi nella vita che forzano cambiamenti. Wave è un album che esplora gli aspetti delle relazioni interpersonali e delle forti emozioni ad esse legate, sia quelle positive che quelle negative. Se dovessimo descriverlo attraverso una metafora vi inviteremmo ad immaginare di passeggiare sul bagnasciuga al crepuscolo, il sole è tramontato ma la luce non ha ancora ceduto completamente al buio. Le onde del mare possono accarezzarvi dolcemente la pelle nuda promettendovi che andrà tutto bene oppure, nel caso il mare (e con lui il vostro animo) sia agitato, colpirvi furiosamente fino a gettare il vostro cuore nel più profondo dei turbamenti.

Cosa volevate cambiare o migliorare dopo il primo lavoro e gli EP?
Per prima cosa avevamo bisogno di trovare un'identità che ci unisse tutti. Provenendo da esperienze musicali diverse eravamo tra noi un po' scollati. In secondo luogo siamo un gruppo in costante evoluzione, almeno ci proviamo. Ascoltiamo continuamente cose nuove, su disco e dal vivo. Eravamo però arrivati ad un punto in cui non riuscivamo più ad evolvere, sentivamo mancare qualcosa ai nostri brani. A quel punto è subentrato Pietro Foresti, abbiamo capito l'importanza del produttore, figura che d'ora in poi sarà per noi imprescindibile.

Dove è stato registrato l’album? Che tipologia di sound avete cercato di ottenere?
Abbiamo ricercato un sound autentico ed emozionale, con batterie potenti ma senza lavori di editing artificiosi e strumenti a corda suonati il più possibile come se fosse un concerto dal vivo. Tutti gli effetti che sentite su basso e chitarre sono i nostri pedali analogici e non dei plugin. Le riprese strumentali, quindi chitare, basso, batteria, sono state eseguite all’Overstudio di Pieve di Cento, dal mitico Raul Girotti e con l’aiuto del nostro fonico di fiducia, nonché amico, Dario Casillo. Le riprese delle voci sono state effettate presso il Frequenze Studio di Monza, che è anche la base operativa del nostro produttore Pietro Foresti. Il mixaggio e il mastering sono stati fatti dal losangelino David Rothschild in collaborazione con Pietro.

Vi siete ispirati a qualche album specifico in termini di chitarre e batteria?
Non c’è stato un riferimento unico, diciamo che l’album è un mix di sfumature. Le batterie per esempio sono totalmente di ispirazione americana, mentre le chitarre il basso sono di ispirazione puramente brit. Come chitarre ti potrei citare l’album Holy Fire dei FOALS o Youth Is Only Ever Fun in Retrospect dei Sundara Karma. Le batterie invece sono molto alla Catfish and The Bottlemen.

Provate a recensire ‘Don’t Stop’ e ‘Close’ per i nostri lettori..
Don't Stop è un invito a non mollare, continuare a combattere per raggiungere i propri obiettivi anche quando ci si trova nelle difficoltà più avverse. Close parla delle differenze tra le persone, esse possono avvicinarci ma possono anche brutalmente allontanarci, il confine è a volte molto sottile.

Di cosa parlano in generale i vostri testi?
Parlano prevalentemente di quello che viviamo e di ciò che vediamo succederci intorno. A volte invece, anche se più raramente, raccontiamo semplicemente storie.

Da cosa è dipesa la scelta di cantare in inglese?
Perchè siamo cresciuti con la musica anglofona, fin da ragazzini, è quello che amiamo e quello che ci piace fare. In più il cantante anni fa fece un viaggio durato alcuni mesi negli Stati Uniti, una volta tornato si disse che il viaggio successivo lo avrebbe fatto portando in giro un progetto. Da lì a poco nacquero i Kaos India, la scelta dell'inglese fu quindi abbastanza naturale.

Avete ottenuto dei riscontri anche dall’estero? Pensate di promuovere l’album con qualche data fuori dai confini?
Abbiamo suonato alcune volte all'estero (est Europa) ed è andata piuttosto bene, pubblico percettivo ed entusiasta, ci siamo divertiti molto. Ci sono anche persone che ci ascoltano dall'estero e che a volte ci scrivono anche, questo ci fa ovviamente tanto piacere. Può essere (e speriamo) che presto si facciano delle cose anche fuori dai confini. Ovviamente non è semplice ma c'è un work in progress.

In questi anni avete legato con qualche band in particolare?
Ci sono innumerevoli gruppi con i quali abbiamo condiviso il palco negli ultimi 8 anni, band che abbiamo amato e con cui abbiamo condiviso momenti divertenti e anche di confronto. Ne citiamo due in particolare, con cui abbiamo fondato un collettivo musicale, Modena City Collection (MO.CO) e con cui abbiamo organizzato concerti e feste da paura nella nostra Modena, sono Fakir Thongs ed Exit Limbo.

 

Kaos India
From Italia

Discography
The Distance Between (2014)
Wave (2019)