-Core
Madvice
Italia
Pubblicato il 17/07/2019 da Lorenzo Becciani

Come è nata la band? Quali obiettivi vi siete posti all’inizio della vostra avventura?
I Madvice nascono dalla voglia di Maddalena e Raffaele di portare il loro modo di fare musica verso lidi estremi. Dopo aver ascoltato alcuni miei lavori passati, mi hanno scelto come cantante e, alla fine del 2017, Marco si è unito alla band. All'inizio non avevamo obiettivi specifici, semplicemente c'era l'intenzione di divertirsi e di comporre musica senza compromessi, qualcosa che fosse esattamente ciò che volevamo fare.

Dobbiamo considerare i Madvice una sorta di progetto parallelo dei Nameless Crime oppure sono due entità totalmente differenti e separate?
Sebbene ci siano due elementi in comune, Madvice e Nameless Crime sono due entità completamente separate (anche geograficamente), profondamente diverse nelle intenzioni. Inutile negare che, partendo quasi sempre da Maddalena il processo compositivo, un orecchio attento possa trovare delle assonanze, nelle armonie o in alcune scelte strutturali ma, come accennavo prima, l’idea di partenza era proprio quella di buttarsi alle spalle fronzoli e trame complicate e andare più sul “diretto”.

Oltre ai Nameless Crime, siete coinvolti in altri progetti attualmente? Qual è il vostro background?
Io ho iniziato nel 1996, ho fatto parte di band pisane come Neurotomy, STR8, Phalenae e Disbeliever: attualmente però, l'unica band che mi interessa e sulla quale mi concentro sono i Madvice. All’inizio degli anni 2000, a Napoli, Maddalena e Raffaele hanno suonato e prodotto un disco con gli Endorphine, band death metal con una grossa componente melodica, ma più articolati rispetto a noi. Anche per loro, al momento, le energie sono tutte concentrate sui Madvice. Per quel che riguarda Marco, ha fatto parte di Felon ed Enkymosis e, attualmente, collabora con The Instable Collective.

Quali sono le vostre influenze principali?
Su tutte lo Swedish Death Metal. Nelle nostre canzoni ci sono anche dei richiami al Black Metal e al Thrash vecchia scuola. Se dovessi farti dei nomi per le varie influenze, ti direi At the Gates, Necrophobic e Pantera su tutti. Ognuno di noi ha le sue preferenze musicali e le mette al servizio dei brani, cercando di non snaturarli ma di trovare una chiave originale che metta tutti d’accordo.

Quando avete cominciato a comporre i brani per ‘Everything Comes To An End’? É stato un processo complicato?
Quando ho conosciuto Maddalena e Raffaele, avevano già la bozza di tre brani, bozze che si sono in seguito adattate alle mie esigenze. Il processo di scrittura è veramente semplice nei Madvice, siamo tutti sulla stessa lunghezza d'onda. Nel momento in cui abbiamo deciso di completare l'album, abbiamo innanzitutto pensato di registrare e mettere subito in rete un “assaggio” di quello che sarebbe stato poi il disco, la nostra interpretazione di una grande hit degli anni ’80: "Everybody Wants to Rule the World" dei Tears for Fears. Successivamente abbiamo scritto i cinque pezzi rimanenti in meno di due mesi.

Chi si occupa del songwriting? Come nasce una canzone dei Madvice?
L'idea principale la porta Maddalena, la nostra mastermind indiscussa, dopodiché ognuno pensa al proprio arrangiamento e io scrivo i testi. Generalmente, la bozza di struttura proposta da Maddalena è quella definitiva, è un ottimo produttore e fin dal principio ha ben chiaro come deve suonare il pezzo finito.

Dove è stato registrato l’album? Che tipologia di sound avevate in mente?
"Everything Comes to an End" è stato registrato e missato allo Zenith Recordings di Lucca da Maddalena stessa, e masterizzato da Davide Barbarulo al 20Hz20kHz Mastering Lab di Napoli. L’idea era quella di avvicinarsi ma non troppo alle produzioni contemporanee, nelle quali è tutto estremamente definito ma spesso si ha l’impressione di ascoltare della plastica, ma  mantenere un piccolo legame con le produzioni che hanno fatto nascere questo genere. Per essere il nostro primo disco, siamo molto soddisfatti, ma siamo in evoluzione e alla ricerca di un suono che sia il nostro e basta.

Provate a recensire ‘Vengeance’ e ‘A Day To Fight, A Day To Suffer’ per i nostri lettori..
"Vengeance" è una canzone aggressiva, molto incalzante e rabbiosa nella strofa, un ottimo pezzo per rompere il ghiaccio, dato che non perde mai il tiro fino all'ultimo secondo. Infatti l'abbiamo scelta come prima traccia del disco e, quasi sempre, la usiamo per iniziare i concerti. È un ottimo biglietto da visita.  "A Day to Fight, a Day to Suffer" è molto differente: è l'unica canzone cadenzata dell'album, con un inizio e una strofa molto potenti e un ritornello e uno special decisamente più cupi e quasi malinconici. È in assoluto il pezzo con più groove dell'intero disco, quello che abbiamo scelto per il nostro primo video ufficiale.

Come siete entrati in contatto con Time To Kill Records?  
Abbiamo mandato il promo del nostro disco a varie etichette e abbiamo ricevuto diverse offerte: quella di Time To Kill è quella che ci ha convinto. Inoltre, il fatto che Enrico Giannone, grosso personaggio della scena estrema italiana, ne fosse il boss ha giocato in loro favore.

Chi si è occupato dell’artwork? Perchè avete scelto il bianco e nero? Nell’immagine ci sono diversi simboli. Che significato hanno?
L'artwork, così come il nostro logo, è stato realizzato dal grandissimo Roberto Toderico (che ha curato grafiche per Dark Funeral, Sinister, Asphyx, ecc…). Quando ci ha mandato la bozza in bianco e nero abbiamo subito pensato che fosse perfetta così com'era: e così è rimasta. Ci è piaciuto molto il fatto che, pur mantenendo uno stile piuttosto classico della scena estrema, il bianco potesse dare quasi un tocco di eleganza, se così vogliamo definirla. Per quel che riguarda la simbologia, Roberto ha colto perfettamente le tematiche dell'album: sofferenza, morte e il trascorrere inarrestabile del tempo e la conseguente inevitabilità della fine di tutto.

Di cosa parlano i testi? C’è una sorta di concept dietro a ‘Everything Comes To An End’?
"Everything Comes to an End" non è un concept, anche se le tematiche sono quasi sempre riconducibili a sentimenti negativi. I miei testi sono quasi sempre introspettivi: in essi sono chiaramente percepibili la mia perpetua attrazione per la morte e il mio spiccato odio per la religione e in essi riverso le mie lotte interiori e il mio dolore.

Il vostro profilo internazionale è spiccato. Avete ricevuto feedback dall’estero? State pianificando qualche data fuori dai nostri confini?
Onestamente abbiamo ricevuto feedback positivi da ogni parte del mondo, abbiamo già una sorta di fanbase stabile. Nei mesi di ottobre e novembre, porteremo la nostra musica al di fuori dei confini nazionali: abbiamo infatti pianificato una serie di date sia in Italia che in Europa, probabilmente in Slovacchia, Polonia, Slovenia e Croazia, entro poche settimane presenteremo il programma completo con date e luoghi. Tra queste, siamo fieri di essere stati inseriti nel bill del Cult of Parthenope Black Metal Fest che si svolgerà a Caserta il 2 novembre.

Avete già iniziato a lavorare al prossimo album? Quando pensate di farlo uscire?
Abbiamo cominciato già a scrivere nuovo materiale, anche se per il momento preferiamo concentrarci sui live. Per questo motivo non credo che il nostro secondo lavoro possa vedere la luce prima della fine del 2020.
 
(parole di Asator)

Madvice
From Italia

Discography
Everything Comes To An End - 2018