Gli scozzesi fanno parte di quella coltre di gruppi che hanno il post punk dentro. Nella presentazione dell’album si legge chiaramente doom, shoegaze, post rock come influenze principali della band ma sono le ambientazioni dark, queste alte pareti oscure che impediscono alla luce di penetrare la stanza, che fanno la differenza. A distanza di due anni da ‘The Light’ si percepisce come Tiffany Strom e Syd Scarlet, attivi anche come Myyths, abbiano sviluppato un approccio compositivo molto più circostanziato e efficace. Sulla scia dell’ep ‘The Path’, ‘Wounds’ esplora gli abissi dell’inconscio umano, evocando strani rituali e giocando con atmosfere ricche di pathos e solennità. Spetta a ‘Void’ introdurre l’ascoltatore nei meandri di un suono viscido e minimale, monolitico eppure difficile da catturare in cui la bassista-cantante esige il suo spazio, sa come ottenerlo e se lo prende abilmente. I testi parlano di irreversibilità del tempo, depressione cronica, depressione, solitudine e ansia e ‘Crown’ celebra un modo di essere che manca in maniera drammatica nella nostra malsana società, uno stile vigoroso, cupo e coraggioso che schianta i trend di oggi con l’agilità di un ventenne. Se di recente avete consumato i dischi di Kontinum, Cold In Berlin e Marriages allora cosa state aspettando.