In rete si legge “heavy fusion band from Melbourne” e verrebbe da chiedersi quali influenze siano state realmente inserite in questo calderone. La risposta è un po' tutto quello che andava sulle spiagge californiane alla fine degli anni novanta ovvero rapcore, crossover, funk e alternative metal. In tale senso non vi stupirete di imbattervi in referenze djent, jazz e dub visto che 'Outlier' – peraltro caratterizzato da una copertina da fare invidia ai Rise Of The Northstar - esce ad oltre tre lustri di distanza da quell'epoca d'oro. I pregi maggiori dell'album coincidono con l'incredibile trasportabilità live dei pezzi e con una produzione micidiale che segna la differenza maggiore rispetto a 'Silent Machine'. Le chitarre di Stevic Mackay e Rohan Hayes tagliano in due le trame strumentali quasi stessimo ascoltato una nuova release degli Slayer e le parti vocali di Kin Etik, molto pattoniane, sono supportate da dinamiche folgoranti. L'ironia che si cela dietro ai testi e l'energia profusa in ogni singolo istante sono altri motivi che vi costringeranno a mettere mano al portafoglio. 'One Hand Killing' e 'Sick' serviranno per farvi ambientare nella strutturata atmosfera che a qualcuno di voi porterà alla mente i Disturbed piuttosto che i Korn o i Sepultura. Il colpo letale verrà però inferto da 'Invincible', 'Oxygen' e 'Post Mortem'.