L’uscita di questo album, il quarto nella storia degli americani, è stata costellata di numerosi problemi. Prima di tutto le tragiche scomparse di Sean Reinert, avvenuta in maniera misteriosa, e Sean Malone, suicida, poi l’emergenza sanitaria e poi ancora alcune polemiche che hanno spinto Paul Masvidal a non rilasciare interviste per promuovere ‘Ascension Codes’. Il basso e le tastiere sono state suonate da Dave Mackay mentre Matt Lynch si è occupato delle parti di batteria e Warren Riker ha co-prodotto e mixato una serie di canzoni che di fatto prosegue nell’impeto compositivo di un musicista che non deve più fare i conti con la comunità metal, anche se ‘Ascension Codes’ appare decisamente più heavy del suo predecessore’, e continua ad accettare sfide, alcune intriganti ed altre meno concrete. Dal punto di vista estetico siamo al cospetto di un lavoro impeccabile, arrangiato in maniera assurda e tecnicamente progressive in tutto e per tutto. Quando però ci si avvicina ai Cynic è inevitabile pensare a ‘Focus’ e fare i conti con i primordi del technical death e di riflesso con tutto quello che la scena progressive death metal ha portato in termini di risultati. A confronto il nuovo materiale non esce troppo bene e questo finisce per penalizzare una serie di commistioni tra il jazz, la new age ed il metal estremo che sicuramente apriranno discussioni costruttive.