L’iridescenza è un fenomeno ottico, caratteristico di alcuni minerali, consistente in riflessi superficiali, e talvolta mobili, dei colori dell'iride, dovuto a fenomeni di rifrazione e interferenza. Un termine che si addice alla perfezione al quarto lavoro in studio dei californiani che proseguono nel loro percorso di crescita all’interno del movimento metalcore. Se amate il metalcore più potente e deflagrante vi consiglio di rivolgervi da altre parti, ma se invece amate le commistioni con l’alternative metal ed il crossover anni novanta, le melodie vincenti e soprattutto le dinamiche, allora ‘Iridiscent’ è senza dubbio il disco che fa per voi. Il talento di Garrett Russell è decisamente fuori dall’ordinario ed al suo fianco si muove ormai una formazione affiatata con Mitchell Stark alla chitarra, ma responsabile anche di alcune clean vocals e della produzione assieme a Drew Fulk e Daniel Braunstein, Thomas Freckleton al basso ed alle tastiere e Alex Cameran alla batteria. Le influenze sono molteplici. Si passa infatti dagli Architects ed i Parkway Drive ai Periphery, da visioni distopiche (‘Panopticon’ e ‘Second Sun’ a liriche molto più concrete (‘Terminal’), che riflettono il crescente stato di disagio attuale. Un album fresco e intrigante, sulla falsa riga dell’esordio degli Spiritbox, che segna ulteriori progressi rispetto a ‘ When the End Began’ e potrebbe riscuotere notevole successo anche sul mercato europeo.