La pandemia ha generato effetti molteplici, distruggendo piani e costringendo gli artisti a manifestare le proprie emozioni in maniera differente dal solito. Per alcuni questo cambiamento ha rappresentato un vero disastro, ma per alcuni è servito a dare una svolta all'approccio creativo. Nel caso degli Zeromancer, pregi e difetti sono quasi sempre coincisi con un'imprevedibilità di fondo che ha contraddistinto l'intero periodo post-Seigmen e che anche stavolta, a distanza di otto anni da 'Bye-Bye Borderline', si conferma tale. Il destino vuole che il disco più riflessivo e romantico in carriera esca per un'etichetta che ha costruito la sua fama su invettive ebm, paradisi industriali lascivi e inni neo folk. In ogni caso il talento di Alex Møklebust e Kim Ljung è sempre spaziale e solo i problemi di salute del secondo ci hanno impedito di avere tanta altra musica grandiosa. Se siete nostalgici dei vecchi Zeromancer allora un singolo come 'Terminal Love', specialmente con i remix di L'Âme Immortelle e SnifferGod, saprà riconciliarvi con il passato. Al contrario se volete scoprire il nuovo lato melodico dei norvegesi, 'Damned Le Monde', 'Mourners' e 'Worth Less Than Deutsche Marks To Me' sono tutto ciò di cui avete bisogno. 'Transparency' è un'immersione totale negli anni '80, appesa ai synth vertiginosi di Lorry Kristiansen, mentre 'San Zero' un ritorno di fiamma alla passione per l'hard rock californiano con Norald Ronthi e Per-Olav Wiik in grande evidenza.