Ammetto di essere stato molto critico in passato nei confronti della creatura di Chris Pohl che, naturalmente a mio modo di vedere, si è adagiata fin troppo sul successo di un singolo come ‘Bloody Pleasures’ e ha pubblicato una lunga serie di album mediocri in bilico tra future pop e darkwave. Negli ultimi anni solo ‘Omen’ forse non mi era apparso del tutto scadente ma adesso devo ricredermi al cospetto di quattordici tracce che sembrano, forse anche casualmente non so, aver raggiunto l’equilibrio ideale tra esigenze commerciali e natura sperimentale, tra le migliori cose degli In Strict Confidence, i L'Âme Immortelle di Thomas Rainer, sempre più attivo anche sul fronte Nachtmahr, e perfino i Lord Of The Lost, appena tornati nei negozi con l’ambizioso ‘Judas’. Prima ‘The Victory Of Light’ e poi ‘Wie Sand’ e ‘Wir Sind Das Licht’ hanno anticipato una release che può vantare una produzione intelligente e non ruffiana e di plastica come accaduto a più riprese. I suoni sono sorprendentemente organici e Stefan Heilemann con la sua copertina futuristica ha saputo sottolinearne il lato più seducente. La combinazione tra le voci del leader e di Ulrike Goldmann mantiene invece intatta quella fiammella gotica che tanto amano i fan della prima ora. Un retaggio strutturale che rappresenta probabilmente l’unico freno ad un disco costruito su numerosi anthem dance-pop in grado di aprire una nuova era per i tedeschi.