L’esistenza della band grime metal inglese è stata messa a dura prova da due cambi di line-up che le hanno cambiato faccia ovvero l’addio prima del rapper Ben Marvin e poi del chitarrista Tim “Timfy” James, sostituiti rispettivamente da Jot Maxi e James Hewitt. Il successore di ‘Outside The Box’ ha subito alcuni ritardi dovuti a questo ed in seguito si è aggiunta l’emergenza sanitaria a complicare le cose. Non credo quindi che il processo sia stato tra i più semplici ed un certo nervosismo si percepisce ascoltando sia le parti vocali che il programming che infetta il disco. La sensazione è che non sia cambiato molto per gli Hacktivist che invece erano attesi ad un salto di qualità. Le collaborazioni con Kid Bookie (‘Armoured Core’) e l’ex Betraying The Martyrs Aaron Matts (‘Hyperdialect’) accendono la scaletta ed il resto lo fanno Jermaine 'J' Hurley, Josh Gurner ed appunto Jot Maxi scimmiottando a volte i Rage Against The Machine ed in altri frangenti i Prodigy. Il suono di chitarra è molto buono mentre la parte elettronica, peraltro viscida e funzionale alla dimensione live, è abbastanza ordinaria. Di sicuro l’urgenza che avevamo colto nel tour del primo album e che emerge furiosa con l’opener ‘Anti-Emcees’ scema un po’ alla distanza e di singoli come ‘Planet Zero’ ce ne sarebbero dovuti essere almeno un altro paio.