Reduci dall’interessante debutto ‘Unalive’, gli svedesi si presentano come un ibrido, studiato nei dettagli, tra Marilyn Manson (più che altro il periodo di ‘The Golden Age Of Grotesque’), Wednesday 13, Faster Pussycat e Motionless In White e venerano lo sleaze metal almeno quanto l’industrial e il gothic rock. Quest’album è destinato a svelarne il lato più maturo e la loro passione per atmosfere lugubri e spirituali viene esaltata da chorus di facile presa e ritmiche serrate. Non certo impegnativi, un po’ macabri e divertenti, i Mister Misery hanno il pregio di non sembrare troppo scandinavi però allo stesso tempo riescono a distinguersi nella miriade di uscite americane. ‘Ballad Of The Headless Horseman’ e ‘Buried’ introducono una scaletta compatta che raggiunge il proprio apice in corrispondenza di ‘Devil In Me’, singolo perfetto per le radio abile a mostrare i progressi del gruppo in fase di songwriting e produzione. Harley Vendetta fa un po’ il ‘Mister Hyde’ della situazione e, supportato dall’altro chitarrista Alex Nine, si mette in luce nelle cadenzate ‘Under The Moonlight’ e ‘Home’. La batteria di Rizzy invece spicca soprattutto negli episodi più live oriented come ‘Burn’ e ‘Through Hell’.