Il primo aspetto da considerare analizzando quest’album è che è totalmente strumentale ma ciò non inficia affatto il suo impatto sull’ascoltatore. Una cosa non da poco vista la quantità di materiale inutile che viene immesso sul mercato da qualche anno a questa parte. Il secondo aspetto che non deve passare inosservato è che i Loathe stanno dimostrando di release in release di essere davvero una delle realtà più interessanti del panorama metalcore e progressive metal degli ultimi tempi. Chi li aveva etichettati come l’ennesima realtà incapace di non farsi trascinare dal fenomeno del djent si è sbagliato di grosso, così come si è sbagliato chi ha sottovalutato i ragazzi originari di Liverpool, autori anche di un interessante split con gli Holding Absence. ‘The Things They Believe’ dimostra l’esatto contrario ed i Loathe, come i Bring Me The Horizon del resto, hanno la maturità ed il talento per adattarsi alle esigenze dell’industria discografica di oggi e quindi possono permettersi di pubblicare un album del genere. ‘ I Let It In And It Took Everything’ rimane inarrivabile al momento, però le atmosfere sinistre del suo successore sono spettacolari e l’utilizzo massivo di synth apre di fatto a possibilità enormi per il futuro. Da brividi la title track, ‘The Year Everything And Nothing Happened’ e ‘Perpetual Sunday Evening’ ma vanno menzionate anche ‘Love In Real Time’ e ‘The Rain Outside’, nelle quali il sax trasmette un senso di distopico alquanto intrigante.