Ascoltare un bel disco degli Evanescence è probabilmente l'ultima cosa che mi sarei aspettato in quest'anno disgraziato. Forse è davvero il segnale che la musica è ciclica e che abbiamo bisogno di provare e riprovare certe emozioni per sentirci vivi. Gli statunitensi hanno pagato a caro prezzo il successo di 'Fallen', più nell’ultimo decennio che nel periodo immediatamente successivo alla release di un esordio capace di vendere oltre diciassette milioni di copie in tutto il mondo. Prima le difficoltà nel rapportarsi con una scena alternative in fase di transizione, dopo il decadimento naturale del nu metal e del post-grunge, e poi le critiche ricevute in seguito all'uscita di 'Evanescence', un disco inutile e nostalgico che non ha aggiunto nulla alla loro discografia, e la lunga disputa legale tra la band e Wind-Up Records. Una serie di problemi che hanno finito per spostare numerose volte la release di 'The Bitter Truth', che ha il pregio di suonare fresco e moderno, oltre a riconsegnarci un’artista come Amy Lee al massimo delle sue potenzialità, serena e desiderosa di combattere e dire la sua anche in ambito politico. Ancora una volta Nick Raskulinecz (Korn, Deftones, Foo Fighters..) si è dimostrato un produttore eccezionale e l’impatto risulta potente ed evocativo come un tempo, pure quando i ritmi si abbassano ed il pianoforte domina l’ascolto. Soprattutto si ha la costante sensazione di essere tornati ai tempi d’oro della band, senza quel velo nostalgico e buonista che aveva ricoperto i singoli estratti dal terzo full-lenght. 'Wasted On You' e 'Use My Voice', impreziosita dalla presenza di Taylor Momsen (The Pretty Reckless) e Lzzy Hale (Halestorm), sono destinate a diventare delle hit ma a colpire sono pure tracce dark e heavy come 'Broken Pieces Shine' e 'Better Without You',