La connessione tra questa band ed i Lüt, di cui vi abbiamo parlato nelle settimane scorse, non può che rappresentare un ulteriore punto di forza di una proposta che però, in tutta onestà, non ha bisogno di nient'altro per far sognare. Siamo infatti al cospetto di uno degli album post-punk più spettacolari degli ultimi anni. Un album in cui il ronzio delle chitarre crea un aperto contrasto con le atmosfere shoegaze. Un album il cui incedere è mortifero, le vocals aprono ferite come coltellate e ognuno dei sei membri riesce a spiccare per personalità. I norvegesi si ispirano ai Killing Joke come ai primordi dello stoner e del doom, ai Radio Dept. come agli Hey Elbow. 'Radio Silence' e la title-track, scaldate dalla voce di Mads Erlend Ystmark e dalle tastiere di Marie Sofie Langeland Mikkelsen, sono i simboli di un'evoluzione che ha mutato in maniera evidente le coordinate sonore di questi ragazzi, che in futuro potrebbero riservarci ulteriori sorprese. Anche perché nelle loro canzoni la componente cinematica è fortissima e si percepisce l'esigenza di trovare una via d'uscita alle soluzioni standard della musica pop. I ragazzi di Tromsø si erano già messi in mostra con l'omonimo debutto, uscito un esatto lustro fa, e con 'Vol. II', ma è palese che 'Post People' simboleggi una svolta, sia in termini di produzione e accessibilità sia per quanto concerne il songwriting, per chi si era rotto il collo pogando con 'Plague'. Di recente, oltre ad uno strepitoso live dei Sigur Rós abbiamo ascoltato i capolavori di Mogwai e God Is The Astronaut, il debutto dei Weal, post-rock danese da capogiro, e 'Escapes', il secondo album dei Mattatoio5, ibrido pazzesco tra post-rock, elettronica e arte performativa, quindi non venite a raccontarci che non è un buon momento per il genere.