Gli islandesi si confermano una delle migliori formazioni black del momento con un album che è nato come diretta conseguenza dei tour con Gaahls Wyrd e The Great Old Ones. Appare infatti evidente che il successore di 'Farvegir Fyrndar' sia costruito su riff memorabili ('Eldborg' e ' Birtan Hugann Brennir') e influenze post metal che vanno sempre più per la maggiore ('Drepsótt' e 'Horfin Mér'). In tal senso le dieci tracce in questione, registrate agli storici Sundlaugin Studios ed in seguito mixate da Jens Bogren, sembrano scritte appositamente per essere dilatate e rese ancora più letali dal vivo. Tecnicamente gli Auðn erano già ottimi, a livello di songwriting avevano dimostrato di essere ai vertici di una scena che può contare su formazioni quali Svartidaudi, Misþyrming, Kontinuum e Dynfari, ma avevano bisogno di rilanciarsi, come tutte le band della loro terra che non hanno grandi possibilità di suonare all'estero, e l'hanno fatto mantenendo la caratura drammatica e atmosferica della loro proposta, pur rendendosi più moderni e appetibili per gli appassionati di metal estremo.