Quest'anno Deathwish Inc. non è stata attiva come in passato ma ha immesso sul mercato due lavori pazzeschi come l'esordio discografico degli Umbra Vitae, il progetto parallelo di Jacob Bannon dei Converge, ed il ritorno dei Blood From The Soul, realtà sonora in bilico tra industrial metal, hardcore e punk nata per volontà di Shane Embury. Il bassista dei Napalm Death è appena tornato nei negozi con 'Throes Of Joy In The Jaws Of Defeatism' e con 'After Death' degli Insidious Disease, ma forse è proprio il presente 'DSM – 5' il disco a cui tiene di più. Ai tempi di 'To Spite The Gland That Breeds', edito nel 1993 da Earache Records, aveva voluto al suo fianco Lou Koller dei Sick Of It All e si era affidato a Paul Johnston (Benediction, Pitchshifter) per i suoni mentre stavolta la band si è allargata e non poco. É logico che avere in line-up musicisti come Dirk Verbeuren (Megadeth, Soilwork, Brave The Cold), Jesper Liveröd (Nasum, Burst) e lo stesso Bannon non poteva che condizionare il risultato ed infatti questo secondo lavoro in studio appare molto più organico e live oriented. Il disco è scritto dal punto di vista degli esseri umani e delle macchine senzienti. Metaforicamente esplora la relazione tra coscienza e deterioramento fisico e psicologico in mezzo a una moltitudine di stress. 'Encephalon Escape' ricorda certe cose dei Fear Factory e fa immediatamente pensare ad un futuro distopico mentre altri pezzi sono decisamente attuali e legati alla società di oggi. Russ Russell (Dimmu Borgir, At The Gates) ha reso il suono ancora più viscido pur mantenendo un profilo underground, con atmosfere ferrose. Verbeuren ha poi svoltato la parte ritmica con stacchi molto tecnici ma anche un groove niente male che si addice sia ai pezzi più caotici sia a quelli di stampo moderno. Per esempio 'Terminal Truth' e 'Sharpened Heart' si spingono in territori math-core e 'Calcified Youth' è un ibrido tra industrial e post-punk che piacerebbe di brutto ai Killing Joke. Bannon dà il meglio di sé in 'Debris Of Dream', puro hardcore illuminato da Kurt Ballou, e c'è anche posto per il sax di Tom Dring. Se amate il dolore, un viaggio estremo alquanto soddisfacente.