Quando è scoppiato il fenomeno Ghost ed in generale si è parlato, magari anche in occasione dell’uscita di ottimi album, di occult metal ho sempre, e sottolineo sempre, citato i Death SS come influenza primaria e primordiale di tutto e tutti. La stessa cosa accade quando si parla di heavy metal in generale, perché in Italia siamo pieni di ottimi gruppi che, per un motivo o l’altro, non sono riusciti a riscuotere il successo o anche soltanto l’attenzione che avrebbero meritato. Non è un caso che Steve Sylvester appaia in ‘The Unnamed’, traccia strepitosa prodotta da Federico Pedichini (di recente attivo anche con Freddy Delirio & The Phantoms, su Black Widow), perché i liguri si erano già fatti notare in passato sul tributo ‘Terror Tales’ (con una magistrale versione di ‘Cannibal Queen’), oltre che su quello ai Necrodeath e con l’esordio ‘Black Stains’. Questo secondo full lenght è immune da difetti e può contare sulla splendida prova vocale di Scarlet e su una solidità strumentale che mette paura. Le vittime sacrificali dovranno inchinarsi a pezzi come ‘Edge Of A Broken Time’ e ‘Eclipse Of Mind’, rasoiata che evidenzia il guitar work di Lord Of Plague e Lord Edgar, capaci di catalizzare l’attenzione e citare un po’ tutte le migliori stagioni del metal, pur risultando estremamente personali. ‘Angoscia’ è la traccia più sperimentale e senza dubbio quella che segna l’evoluzione più consistente rispetto a ‘Black Stains’, mentre la chiusura spetta a ‘Iceberg’, punta di ghiaccio che emana un gelido dolore e costringe ad una riflessione amara sulla pochezza della cultura moderna. Per fortuna ci sono artisti, non trovo altro termine per definirli, che se ne fregano della superficialità del mercato o dell’assenza di adeguato supporto e mettono anima e corpo in opere di questo tipo.